p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 4 Settembre 2022

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L’amore per Gesù che offre la vita piena

Parole dure e severe. Alcune bruciano come chiodi di una crocifissione del cuore. Se uno non mi ama più di quanto ami padre, madre, moglie, figli, fratelli, sorelle e perfino la propria vita, non può… Un elenco puntiglioso di sette oggetti d’amore che compongono la geografia del cuore, la nostra mappa della felicità.

Se uno non mi ama più della propria vita… sembrano le parole di un esaltato. Ma davvero questo brano parla di sacrificare qualsiasi legame del cuore? Credo si tratti di colpi duri che spezzano la conchiglia per trovare la perla. Il punto di comparazione è attorno al verbo «amare», in una formula per me meravigliosa e creativa «amare di più».

Le condizioni che Gesù pone contengono il «morso del più», il loro obiettivo non è una diminuzione ma un potenziamento, il cuore umano non è figlio di sottrazioni ma di addizioni, non è chiesto di sacrificare ma di aggiungere. Come se dicesse: Tu sai quanto è bello dare e ricevere amore, quanto gli affetti ti lavorino per farti uomo realizzato, donna felice, ebbene io posso offrirti qualcosa di ancora più bello e vitale.

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Gesù si offre come incremento, accrescimento di vita. Una vita intensa, piena, profondamente amata e mai rinnegata. […]

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FRAMMENTO DI STELLE

Il verbo odiare, nel retroterra biblico, significa “amare di meno”, invito a non restare chiuso nel piccolo cerchio di casa, ma ad affacciarsi sulla mappa del mondo.

Gesù intende dire che non sei tu la misura della storia, che l’uomo è molto più che un uomo, è tessera del mosaico divino.

Le parole di Gesù oggi sono come i chiodi entrati nella sua carne viva: ti fissano a un destino assoluto, perché lui non vuole tanto, vuole tutto.

Ma a chi interessa diventare il discepolo delineato da Luca, un povero Giobbe senza amicizie né amori, la cui vita è una collina di croci, più povero dei poveri?

È questo l’uomo nuovo? Senza casa, solo, figlio solo di sottrazioni e d’abbandoni? È questa l’alternativa che il Vangelo propone?

“Se uno non odia (letteralmente) suo padre e sua madre” : detto non per insegnare l’odio, Gesù è stato il racconto della tenerezza di Dio, né per capovolgere il quarto comandamento. Il verbo odiare, nel retroterra biblico, significa “amare di meno”, invito a non restare chiuso nel piccolo cerchio di casa, ma ad affacciarsi sulla mappa del mondo.

Se uno non odia la propria vita, se non prende la sua croce, se non lascia i suoi averi. Ma la vita si ama! Sono parole pericolose, se capite male. Allora l’accento va posto sul verbo principale: diventare discepolo. Il fulcro non è nella rinuncia, ma nella acquisizione; non nel punto di partenza, ma nella meta, che è la statura di Cristo.

Gesù intende dire che non sei tu la misura della storia, che l’uomo è molto più che un uomo, è tessera di un mosaico divino. Non mettere i beni in cima ai tuoi pensieri, perché le cose hanno un fondo, e il loro fondo è vuoto. La vita invece si perde come si spende un tesoro: donandola goccia a goccia.

Allora la tragedia non è morire, è non avere niente e nessuno per cui valga la pena spendersi. E la croce non va vista come metafora delle difficoltà di ogni giorno, ma come sintesi della storia di Gesù: amore senza misura, disarmato e coraggioso, che non si arrende, non inganna e non tradisce.

Prendi su di te un amore grande, altrimenti non vivi; prendi la porzione di dolore che ogni amore comporta, altrimenti non ami, perché la vita avanza per una passione, e non a colpi di sacrifici. Non s’impara se non da ciò che si ama.

Al centro di tutto sta un As­soluto che sparge eternità su ciò che di più bello portiamo dentro. E non toglie passione, ne aggiunge. Il discepolo è uno che sulla luce dei suoi amori stende una luce più grande.

Gesù non ama le cose lasciate a metà, perché generano tristezza: se devi costruire una torre siediti prima e calcola bene se ne hai i mezzi. Vuole da noi risposte libere e mature, ponderate e intelligenti. Quindi non lasciarti risucchiare dalle cose. Lasciale giù e prendi su di te il sogno di un mondo nuovo. Impara non ad avere di più, ma ad amare di più, perché l’uomo diventa ciò che ama.

Fissando lo sguardo sulla proposta di Cristo, diventerò non un uomo dimezzato, ma, come Lui, un pacificato che diventa pane per la fame e vino per la festa, forse un frammento di stelle dentro il mondo.

AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK