p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 28 Agosto2022

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“Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore”.

Il libro di Ben Sira, sapiente che scrisse il suo libro agli inizi II secolo a.C., fu tradotto dal nipote nel 132 circa: ricordando gli insegnamenti del nonno indica la via per vivere in fedeltà al Signore. In un tempo di prova per la fede e persecuzione lo scritto è indicazione di sapienza per non smarrire la consapevolezza della presenza del Signore nella vita, nel creato (cfr Sir 42,15-43,33) e nella storia (44,1-50,29).

L’attitudine fondamentale del sapiente sta nel percepire come tutto proviene da un dono di Dio: da qui l’invito a coltivare un senso di umiltà e percorrere i sentieri della mitezza. Sono le attitudini di chi rimane aperto al dono di Dio nella gratitudine, consapevole che ogni grandezza umana non può essere considerata possesso e ogni vanto non ha senso. Così il rapporto con gli altri va vissuto con la mitezza che è lo stile di Dio.

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Anche Gesù offre insegnamenti a partire dal suo osservare il quotidiano. Vedeva come gli invitati sceglievano i primi posti ad un banchetto: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto…”.

Gesù guarda chi sta agli ultimi posti e a chi rimane senza posto. E critica la corsa a prendere i primi posti ma anche ogni pretesa di essere più importante degli altri.

Gesù propone un capovolgimento della logica di affermazione della grandezza umana e della competizione. Propone un cambiamento radicale e chiede di vivere i rapporti secondo un altro orizzonte, nella fiducia che “quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. E’ la fiducia di intendere la propria vita al cospetto di Dio che pronuncia la parola ‘amico’ accogliendo tutti.

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Gesù non offre solamente un invito di contrasto all’affermazione e all’arrivismo, fondati sulla pretesa di una propria grandezza. Il messaggio profondo della parabola riguarda l’annuncio del volto di Dio. E’ ‘colui che ti ha invitato’  ed è l’unico che può dire ‘amico’. E’ il messaggio della grazia e della amicizia del Dio che chiama ‘amici’ i suoi commensali. Da qui sgorga la responsabilità di vivere nella propria vita la testimonianza di questa scoperta: “Quando offri un pranzo o una cena… invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti”. Gesù propone ai suoi di accogliere e condividere con chi sta agli ultimi posti e sperimentare la gratuità di un amore di Dio che chiede di essere tradotto in concreti gesti di condivisione gratuita. Invita così a chiamare ‘amici’ tutti coloro da cui non si può avere contraccambio: lo stile di Dio è mitezza gratuità.

Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi


 

p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.