Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 28 Agosto 2022

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Ieri parlavo con un mio caro amico non credente (avrà sicuramente da ridire su questa definizione troppo stringente) che fa il regista di teatro. Il lavoro che fa lo rende molto ricettivo riguardo a un testo: deve essere capace di capire cosa c’è dietro a una storia, conoscere i personaggi, e trasmettere il senso che l’autore vuole passare. Gli ho chiesto di aiutarmi a scrivere queste righe. Cosa può dire il testo a lui – che vede Gesù come uomo – e a me che lo credo Dio?

Ci siamo trovati a riflettere su come Gesù sia stato invitato a un pranzo elegante, di quelli in cui si ritrova insieme la crème de la crème della società. È invitato come ospite di riguardo, e come se non bastasse tutti lo stanno a guardare. Va bene che stiamo parlando di Gesù, ma sicuramente un po’ di imbarazzo l’avrà provato anche lui, a stare in un contesto a cui non era abituato. Ma questo disagio è causato solo da questo? Da cos’altro nasce? Si trova a una cena con gente importante, al centro dell’interesse di tutti: una grande occasione per annunciare il Vangelo. Eppure ci piace immaginare che si chieda: voglio questo oppure no? Gesù si interroga a partire da quello che sta vivendo e chiarisce la sua missione dalle risposte che si dà.

Il problema di questo pranzo sta nella mancanza totale di gratuità, che ha invece la capacità di rompere le dinamiche autoreferenziali dei gruppi: faccio qualcosa per qualcuno perché qualcuno poi lo farà per me. Questo non è lo stile di Gesù. Può forse aver sentito il fascino dello stare con le persone giuste, ma salire su questo gradino sociale lo avrebbe portato ad essere distante da chi sta “un gradino sotto”. Nel dire quello che dice sta parlando anche a se stesso, quasi a mettersi in guardia da ciò che gli toglierebbe la libertà di essere per tutti, anche per i farisei.

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Cosa mi porto dietro dalla chiacchierata con questo mio amico? Proprio il fatto che Gesù con la sua umanità parla a tutti gli uomini e che non si fa intrappolare da noi cristiani. È, appunto, Libero.

Leonardo Vezzani SJ

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato