Il Vangelo ci presenta un racconto strano, è infatti imbarazzante che Gesù venga rimproverato dagli esattori perché non paga le tasse. Ma chiariamo subito che non stiamo parlando delle tasse dello stato ma delle tasse del tempio. Quindi la polemica non ha come oggetto il fatto se sia giusto o no ubbidire alle leggi dello stato, a questo Gesù aveva già risposto, quando aveva detto: date a Cesare ciò che è di Cesare e date a Dio ciò che è di Dio.
Qui la questione è piuttosto capire se Gesù dovesse essere sottomesso alle leggi religiose del suo popolo, o se era al di sopra di queste leggi. Ed è questo che Gesù ci vuol farci capire con la sua risposta: le tasse si prendono dagli estranei, mentre i figli sono liberi. Significa che le religioni creano molte regole, comandamenti, obblighi e divieti, e le persone che aderiscono a queste religioni sono tenute ad obbedire a queste regole come i servi obbediscono ai loro padroni.
Ma Gesù non è venuto per sottometterci ad una religione, ma per renderci figli di Dio. In questo il cristianesimo si differenzia da ogni altra religione, perché la meta del nostro cammino di fede non è riuscire ad ubbidire a tutti i precetti religiosi, ma è riuscire ad essere e a vivere come figli di Dio. Poi, alla fine, Gesù dice a Pietro di pagare le tasse prendendo una moneta d’argento che troverà nella bocca di un pesce. Non prende dalle sue tasche la moneta, ma la prende dal pesce, simbolo della provvidenza divina. Cosa significa? Che a pagare il prezzo è Dio stesso.
Chi deruba i figli di Dio, deruba Dio stesso. Penso che questo ci debba servire per ricordarci non solo che noi siamo liberi, in quanto figli di Dio, ma che dobbiamo anche sempre fare attenzione a rispettare la libertà altrui.
Fonte: il canale YOUTUBE di fra Stefano