“Mia figlia è molto tormentata”
Tormenti e sofferenze non risparmiano nessuno, nemmeno i cristiani. Essere cristiani non può mai essere un alibi davanti a Dio, un riconoscimento che può esentare da una dimensione che è propria della vita di tutti gli uomini. La sofferenza, pur nella sua drammaticità, è invece un luogo privilegiato di riscoperta del senso della vita, della sua essenzialità e della fede.
È la conclusione a cui giunge la donna cananea del Vangelo. Grida verso Gesù, lo cerca ostinatamente, e gli risponde che non cerca il pane che non è a lei destinato, ma si accontenta delle briciole. Chi è malato non pensa più ai grandi progetti, agli agi, ai comfort. Si preoccupa del presente, di sentire un fugace e momentaneo sollievo dal dolore, di ricevere, anche se solo per un attimo, un gesto di affetto e tenerezza.
La sofferenza della figlia di questa donna l’ha condotta a Dio, alla fede, all’essenziale. Un insegnamento ancora eloquente soprattutto per tutti i credenti.
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