In questa domenica ci viene incontro una parola forte e, all’apparenza, un po’ cinica. In realtà la buona notizia scava nei nostri tentativi di “aggiustarci la vita” a partire da noi stessi e dalla soddisfazione di ciò che a noi sembra più importante.
Tutto questo viene messo in questione dalla “rischio della cupidigia”. Da cosa facciamo dipendere la nostra vita? Cos’è che ti dà vita, nella tua vita? A cosa dai tanto potere su di te, da far dipendere da essa il senso delle tue giornate e la tua stessa esistenza?
La logica della cupidigia è rappresentata dall’uomo forte della parabola, che sa bene cosa fare, che ha stabilito intelligentemente il suo futuro. Si sente padrone della vita e del suo senso e… si trova del tutto impreparato, debole di fronte all’unica cosa certa della vita, la sua fine!
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Ripete il Vangelo: da cosa fai dipendere la tua vita? Con quale atteggiamento ti poni nei confronti di ciò che sei e di ciò che hai? L’atteggiamento del forte che possiede, controlla, prevede con attenta lungimiranza e poi․․․ Oppure l’atteggiamento di chi si riconosce precario in questo mondo, forse anche debole, che però si apre alla possibilità e non pretende di tenere la propria vita nelle mani?
Oggi è domenica ed è anche la festa di sant’Ignazio. In questo giorno celebriamo la chiusura dell’anno ignaziano, in cui abbiamo ricordato che la storia di questo grande uomo di Dio e della Compagnia di Gesù nasce da una ferita, da una fortezza espugnata. Dal fallimento di un sogno di gloria per intraprendere una strada diversa, fondata sulla piccolezza e sulla fiducia semplice e continua in Dio. Una bella testimonianza per noi; testimonianza di chi, con la forza dello Spirito, ha accolto la “mentalità perdente” facendola diventare occasione per la maggior gloria di Dio.
Buona domenica e buona festa a tutti!
Stefano Titta SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato