Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 28 Luglio 2022

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Entrare nella parabola

Il Regno è la stessa presenza di Gesù, vi si accede dunque con la sequela, anche se non è ancora pienezza, compimento. Discepolato, via e primizia del Regno, possibile a tutti, anche agli avversari irriducibili di Gesù, che in Matteo sono spesso proprio gli scribi. Qui lo scriba è addirittura il modello proposto, colui cui è reso possibile mettere in sintonia ed unificare l’antico e il nuovo, il prima ed il dopo. Il discepolo è sintesi e unità, non divisione e incolmabile spaccatura!

Simile a… (ripetuto sette volte in questo capitolo 13): dalle parabole imparare a leggere il Regno con la vita, collocandolo nell’esperienza, nel conosciuto che, a sua volta, viene così pienamente illuminato.
Regno già presente come luogo di raccolta di ogni genere di esistenza umana. L’accesso alla salvezza non dipende dunque dalla situazione in cui ci si trova, si viene catturati comunque! Solo alla fine la cernita, dei “buoni” ( può voler dire anche “belli”: chi ha reso il mondo un po’ più accogliente, gradevole) e dei “guasti” (chi lo ha fatto marcire), la separazione dei malvagi di mezzo ai giusti (i malvagi una minoranza? i pochi che non si son lasciati giustificare dal Signore?).Viene fatta non dagli uomini, ma dagli angeli che, per natura, non condividono l’avventura ed il rischio della situazione umana.

Il Regno non coincide col giudizio, e comunque il discepolo di Gesù non è chiamato né a giudicare né a condannare nessuno. È consapevole però che ci sarà una distinzione tra un vivere malvagio e uno giusto, reso possibile dalla comprensione delle parole di Gesù che sostiene ed orienta.

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In quanto discepoli, siamo chiamati ad imparare da lui, dalla sua visione del Regno e del mondo e, alla luce di questo, gestire la nostra vita, mettere insieme ed utilizzare l’antico ed il nuovo, ciò che già possediamo e ciò che continuamente ci arriva.

Comprendendo non solo si ascolta pienamente, ma alla fine si entra da protagonisti nella parabola (consideriamo tale il parallelo tra lo scriba e il padrone di casa), ci si ritrova inseriti pienamente, anche se costantemente inadeguati, nell’insegnamento e nella vita di Gesù, non più sentiti come parola altrui cui sottomettersi, ma propria intima parola, “tesoro” della propria casa.
Poiché la sequela resta una avventura pienamente umana ed avviene nella libertà, è possibile ascoltare e seguire Gesù solo nella fatica/rischio del capire o non capire, del camminare con lui o perdersi dietro ad altro: è possibile infatti ascoltare, vedere, camminare senza “con-prendere”, senza afferrare e senza lasciarsi afferrare (cfr.Mt 13,11-17).

“Avete capito tutto?” sono molte cose essenziali: il seminatore e noi, terreni infruttuosi, i modi del Regno, la misericordia e la giustizia, la pazienza e il giudizio… Mi chiedo come sia possibile rispondere subito“ sì” ad una domanda così complessa ed impegnativa. Credo che, nelle diverse fasi della nostra vita, il “sì” sia legato alla fiducia: prima quella che il Padre, nella sua benevolenza, concede ai piccoli inconsapevoli (cfr. Mt 11,25;), poi quella che si impianta e cresce nella storia delle nostre cadute, accolte e perdonate dal Signore e dagli uomini.

fratel Daniele

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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