«Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».
Immaginiamo i discepoli che hanno visto Gesù pregare a lungo e spesso che, forse un po’ come noi, si trovano a volte disorientati davanti alla preghiera, cercano di capire come sia giusto farlo, se ci sia una tecnica. Gesù ci risponde con la preghiera del Padre Nostro, qui nella versione più essenziale del Vangelo di Luca, che ci dice due cose essenziali: possiamo rivolgerci a Dio come padre, non come qualcuno di distante, quasi inarrivabile, ma come qualcuno che ci sta accanto, e che possiamo farlo “noi”, non “io”.
Tutta la preghiera è al plurale, quasi a ricordarci che facciamo parte di una comunità sempre e che quando preghiamo lo facciamo anche per chi ci sta accanto. Ma perché dobbiamo pregare? Dio ha davvero bisogno delle nostre parole per sapere ciò di cui abbiamo bisogno?
La preghiera è così importante non perché Dio abbia bisogno delle nostre parole, ma perché ci aiuta a prendere consapevolezza di ciò che desideriamo, ci fa ricordare di essere figli, e, come bambini, ci ricorda che siamo bisognosi del Padre e che possiamo parlare a lui in confidenza, anche chiedendo esplicitamente, anche insistentemente.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
I commenti di questo mese sono curati da Ilaria Leonardo