Figli e amici di un Dio che è Padre
Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome». Luca 11,1-2
Che idea abbiamo della preghiera? Preghiamo in modo gradito a Dio? La liturgia di oggi ci invita a riflettere su questo aspetto cardinale della nostra relazione con Lui, in cui si alimenta la fede e si accresce la carità che è linfa per le opere.
Nei Vangeli è detto spesso che Gesù si ferma o si apparta per pregare; vederlo in preghiera deve essere stata una esperienza straordinaria, tale da interrogare profondamente i discepoli, simile a quella che possiamo fare noi quando abbiamo la grazia di veder pregare un uomo di Dio; per questo nel Vangelo di oggi «uno dei discepoli» che resta senza nome, che potrebbe essere me e te, chiede al Maestro, che ha appena visto in preghiera: «Insegnaci a pregare». E Gesù risponde: «Quando pregate dite Padre». È questa la chiave della questione: riconoscersi figli amati da Dio.
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Se la paternità umana, imperfetta e segnata dal peccato, è capace di amore grande e incondizionato, quanto più quella di Dio, «da cui prende nome ogni paternità in cielo e in terra» (Efesini 3,15). Non si tratta di obbedire a regole e precetti, che sono in se stessi privi di amore e perciò «ci sono contrari” (cfr. II Lettura), ma di sapere che, nel Battesimo, siamo «sepolti con Cristo, con Lui risorti», perdonati. In questa certezza esultiamo: il Salmo 137 (Responsorio) è una grande lode a Colui che è “fedele”, ama “per sempre”, «risponde nel giorno stesso in cui lo invochiamo», «farà tutto per noi».
Possiamo imparare a pregare con questa fede solo alla scuola del Maestro, Figlio e fratello, che ha pregato per Pietro e, con lui, per tutti noi (Luca 22,32), che ci ha chiamati amici (Giovanni 12,15), nel quale anche noi siamo figli amati. La I lettura (Genesi) presenta la preghiera di Abramo: dopo l’annuncio della nascita di Isacco, che abbiamo meditato domenica scorsa, Dio Trinità rivela al patriarca ciò che intende fare a Sodoma e Gomorra. Abramo è amico di Dio: questa amicizia lo mette a parte del pensiero del Signore e della profondità della sua volontà. […]
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