“Il terreno non era profondo”
Tante volte abbiamo cominciato dei progetti nella nostra vita, ma poi pian piano abbiamo perso verso di essi l’entusiasmo. Forse ci siamo resi conto che in quel momento stavamo seguendo una moda del momento, o attraverso quel progetto intrapreso stavamo cercando di rispondere ad un nostro bisogno interiore, o di dimostrare agli altri qualcosa di noi stessi, o forse ancora di metterci in gioco in quell’ambito per vedere se era fatto per noi o fino a che punto potevamo arrivare.
Ma poi quasi da un giorno all’altro, o nel giro di pochi anni quel progetto non l’abbiamo sentito più nostro, come se non ci appartenesse davvero. A cosa è dovuto tutto ciò? Non solo perchè probabilmente abbiamo incontrato delle difficoltà di diverso genere, o abbiamo intrapreso progetti più stimolanti, ma perchè attraverso il tempo dedicato, le risorse investite, e le difficoltà affrontate ci siamo semplicemente resi conto che quel progetto non aveva radici profonde dentro di noi.
Come dice Gesù nel Vangelo, è stato un germoglio cresciuto in fretta, ma in un terreno poco profondo, per cui cambiando le situazioni facilmente abbiamo desistito e rinunciato. Il Vangelo ci aiuta dunque a vederci dentro per chiederci se in questo momento della vita 1) abbiamo appreso quella saggezza di spenderci per i progetti che sono davvero ben radicati in noi; e se 2) prima di intraprendere un progetto abbiamo acquisito quegli strumenti utili a capire se è un desiderio radicato in profondità dentro di noi.
Ci sono infatti progetti come formare una famiglia o avere un figlio, cambiare casa o lavoro per cui è indispensabile acquisire questa consapevolezza. Tu con quali strumenti cerchi di capirlo?
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