Vorremmo ogni volta che seminiamo ottenere il massimo del raccolto. Scegliamo con cura il miglior terreno e non vogliamo sprecare tempo e semi se non siamo sicuri che possiamo ottenere un buon raccolto, guardiamo al raccolto possibile e le nostre scelte sono dettate dal principio economico del guadagno.
A volte ci troviamo bloccati e non apriamo le nostre mani per spargere i semi che abbiamo, trattenuti da logiche materiali. Gesù invece è un contadino un po’ “distratto”, non sta attento a dove la semente cade. Sparge il seme e il suo seme è per tutti. Ha radunato e accolto tutti coloro che si sono avvicinati, ha donato a tutti il seme della sua parola, il suo amore, senza giudicare e senza fare calcoli sul possibile raccolto futuro.
Non decide lui a priori chi può ricevere perché potrà portare frutto, ma dona a ciascuno, invitando ognuno a trasformarsi in terreno capace di accogliere il seme, custodirlo, curarlo e farlo fruttificare. Siamo invitati a trasformarci in terreno buono per dare frutto e a essere contadini generosi che spargono il seme della Parola attorno a noi.
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Chiara Selvatici
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato