don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 16 Luglio 2022

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L’AMORE CELESTE DI GESU’ NON SPEGNE IL DESIDERIO DI BENE NASCOSTO NELLA DEBOLEZZA

Gesù ci ha guardato e amato, senza giudicarci. Ha intercettato in noi canne infrante e lucignoli fumiganti l’immagine del Padre. Non ha disprezzato nessuno, né noi né chi ci è accanto. Non spegniamo allora la brace del suo amore viva sotto la cenere che ricopre la vita di tutti.

Il Giusto è scomodo perché il bene dà fastidio. Entrambi rompono gli equilibri, svelano le ipocrisie. Per questo vanno “tolti di mezzo”. Gesù ha vissuto la sua missione con il peso di una condanna a morte. Sin dalla nascita, quando Erode lo ha cercato per ucciderlo e ha dovuto scappare in Egitto. Un bambino appena nato, piccolo, fragile, eppure così potente da far tremare i re di questo mondo. E’ il destino riservato ai profeti, sempre perseguitati. Come quello del “Servo di Yawhè”, nato per prendere su di sé il rifiuto del mondo.

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Non c’era altro modo per salvare il mondo dalle catene del suo principe che lasciarsi afferrare e uccidere. Solo così poteva essere definitivamente smascherato l’oscuro architetto del male. Non una guerra di spade, ma un umile Servo, come Davide di fronte a Golia. Un Servo colmo dello Spirito Santo, nel quale l’immagine autentica e originale dell’uomo potesse risplendere senza macchia né ruga. Un Servo che riscattasse l’umanità perché in Lui ogni uomo potesse ritornare ad essere il “compiacimento” del Padre, come il giorno della creazione, quando proprio l’uomo fu visto da Dio come la sua opera “molto buona”. Gesù ci ha guardati e amati, senza giudicarci.

Ha saputo intercettare nella “canna infranta” e nel “lucignolo fumigante” la firma del Padre. Non ha disprezzato nessuno, e oggi non disprezza neanche te, né tuo marito, né tuo figlio, neanche il tuo peggior nemico. Cristo sa che siamo schiavi dell’ingiustizia, e che la condanna che pesava su di Lui era quella che tutti abbiamo meritato. Per questo ha lasciato che il furore invidioso del demonio arrivasse sino alla sua vita per “toglierlo di mezzo”.

Ma proprio così Gesù ha “tolto di mezzo” il peccato, inchiodando sulla sua Croce il documento della nostra condanna. Non con la forza coercitiva, con una violenza più forte, ma con l’offerta di se stesso ha fatto “trionfare la giustizia”. E tu, ed io? Come pensiamo di far “trionfare la giustizia”? Come il mondo, con i suoi tribunali senza misericordia? E quale è stato il frutto dei processi che, nella storia, hanno condannato i peccatori? Più tribunali, e i giudici di un tempo sono caduti sotto lo stesso giudizio, perché “tutti hanno peccato”. Per questo Gesù è l’unico che “ha guarito tutti”, attirando “tutti” a sé sulla Croce. E’ lì che si è fatto “seguire”…

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Sì, il suo amore ha fatto questa pazzia: come da bambino è dovuto fuggire in Egitto, che è immagine di ogni nostra schiavitù, così si è “allontanato” per avvicinare ciascuno di noi a Lui. Non è scappato da chi lo voleva uccidere, ma è andato sino alla fine di ogni peccato, perché il Padre potesse chiamarci con Lui dall’Egitto come suoi figli. Il suo amore ha trasformato il peccato in una chiamata alla vera vita! Sulla Croce, infatti, è diventato il più lontano dal Padre, sperimentandone addirittura l’abbandono, perché nessuno fosse escluso dalla misericordia.

Lasciamoci amare allora, e chiediamo a Dio la stessa misericordia piena di pazienza per non spegnere la brace del suo amore che è viva sotto la cenere che ricopre la vita di tanti che sono intorno a noi. Non spegnere tuo figlio, ma cerca l’opera di Dio in lui. Così anche con il tuo coniuge, con tutti. Solo allora “trionferà la giustizia” perché con il tuo sguardo di compassione giungerà su ogni uomo la misericordia di Dio che giustifica e ricrea.

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