Lo spazio interiore
Una delle prime cose che disegniamo da bambini è la casa. Probabilmente è una rappresentazione di noi stessi. Essendo molto più difficile immaginare da piccoli quello che c’è dentro di noi, proviamo a dare una forma esterna al nostro spazio interiore. Anche nella Bibbia, la casa o, più in generale, il luogo in cui si vive, diventa espressione della condizione interiore di chi abita quel luogo. Nelle letture di questa domenica troviamo una tenda e una casa, ma quello che avviene in questi spazi racconta quello che i protagonisti stanno attraversando.
La tenda della delusione
Abramo e Sara per esempio sono chiusi nella loro tenda, che appare come una sorta di tenda della delusione. Sono chiusi dentro e incapaci di generare, sono delusi perché la promessa di avere una discendenza, cioè un futuro, non si è ancora realizzata. Il tempo è passato e ormai sembra impossibile che quella promessa possa compiersi. La tenda è diventata il luogo della rassegnazione, uno spazio nel quale sono rimasti intrappolati.
- Pubblicità -
Dio però non si rassegna davanti alla nostra delusione e alla nostra rassegnazione, ci raggiunge per tirarci fuori dai luoghi nei quali siamo rimasti bloccati. Dio arriva però nell’ora più calda del giorno, quando cioè sembra impossibile che qualcosa possa accadere, è l’ora in cui tutto sembra morto. È il tempo del riposo pomeridiano, quando non si desidera affatto di essere disturbati. Eppure, è proprio quello il tempo in cui Dio viene a portare la vita.
Desiderio non sopito
Abramo è all’ingresso della tenda, sicuramente per approfittare della brezza, ma questa sua collocazione sembra descrivere ancora una volta la sua condizione interiore: Abramo vuole uscire da quella situazione. Tant’è vero che appena viene visitato, subito corre, come se finalmente potesse esprimere quello che si portava dentro da tempo. D’altra parte Dio tira fuori Abramo da quella situazione di chiusura invitandolo a servire. Dio si fa ospite e chiede all’uomo di accoglierlo. Quante occasioni perse, quando abbiamo scelto di non essere disturbati!
La risposta di Abramo è eccessiva: la quantità di farina e le porzioni di vitello sono sproporzionate. È il segno che la risposta di Abramo non è formale, ma esprime qualcosa di più profondo, un desiderio mai sopito di donarsi. E Dio risponde infatti a quel desiderio, rinnovando la sua promessa. I tempi di Dio sono diversi, ma Egli non viene mai meno alla sua Parola.
Una casa di cose
Il Vangelo di Luca ci presenta invece una casa, dentro cui avvengono dinamiche che manifestano l’interiorità dei protagonisti. In quella casa, infatti, Marta è così presa dalle molte cose da fare al punto che non ha tempo per gli altri, non riesce a fare spazio a chi entra nella sua vita. I suoi impegni sono certamente buoni e socialmente apprezzabili, ma diventano il pretesto per non ascoltare!
Gesù è entrato nella sua casa, nella sua vita, forse senza preavviso, senza farsi annunciare. Magari era una visita inattesa e Marta non era nella disposizione interiore migliore per accogliere un ospite. A volte è difficile ammettere che non siamo disponibili o che non abbiamo voglia di ascoltare qualcuno, a volte facciamo fatica persino a lasciar parlare il Signore, e allora ci buttiamo nell’attivismo, sperando di fare anche bella figura, mentre evitiamo di fermarci.
Prendersi la responsabilità
Gesù rimanda però Marta alla sua responsabilità: Marta può decidere di non ascoltare, ma non ha il diritto di scaricare sugli altri il suo disagio, non può mettere in cattiva luce Maria pur di giustificare il suo comportamento. Ognuno, infatti, è chiamato a decidere quale forma dare alla sua casa, ognuno deve prendersi la responsabilità di riconoscere quello che avviene nella sua interiorità. Il Signore viene comunque, anche nella nostra delusione o nella nostra indifferenza.
Leggersi dentro
- Da quali situazioni il Signore sta cercando di tirarti fuori?
- Quali sono le strategie che metti in atto per non ascoltare il Signore?
per gentile concessione di P. Gaetano Piccolo S.I.
Fonte