Don Joseph Ndoum – Commento al Vangelo del 26 Giugno 2022

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Quella scelta radicale sulla via della speranza

La parola di Dio di questa domenica ci ricorda che ogni cristiano è un chiamato dal Signore, è sollecitato a realizzare il suo progetto riguardante l’uomo e il mondo. Già nell’Antico Testamento Dio aveva mandato i profeti. Infatti a prima lettura ci propone un racconto di chiamata o di vocazione, quello del profeta Eliseo. Questa chiamata parte dall’iniziativa di Dio che ordina a Elia di scegliere e consacrare quel discepolo che continui la sua missione. Elia, passandogli vicino, gli getta il suo mantello, che raffigura il dono della profezia. Eliseo ne coglie immediatamente il significato, perciò chiede a Elia il permesso di prendere congedo dai suoi familiari prima di mettersi al suo seguito.

Per questo egli uccide sul posto un paio di buoi e offre un banchetto di addio ai suoi parenti. Il racconto della chiamata di Eliseo si chiude con una frase programmatica: “Quindi si alzò e seguì Elia, entrando al suo servizio”. In questo racconto di chiamata scopriamo che vi ci sono tre elementi importantissimi: l’iniziativa divina, la risposta umana e i gesti simbolici dell’una e dell’altra. Quello che colpisce è la chiamata improvvisa dentro la cornice feriale del lavoro, e che in realtà è una chiamata che non consente alibi o rimandi.

Nella seconda lettura l’apostolo Paolo rimprovera i Galati che non si comportano affatto da buoni discepoli del Signore. Egli traccia un programma di vita per quelli che pretendono di aver veramente accolto il vangelo di Gesù Cristo. Ricorda loro che l’esperienza della libertà cristiana, alla quale sono chiamati, ha, come l’esodo biblico, un duplice movimento: comporta l’uscita da una condizione di schiavitù e l’impegno a vivere la libertà in forma positiva come prassi di amore.

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Il brano evangelico corona i discorsi precedenti delle due prime letture con tre scene di chiamata sulla strada di Gerusalemme. Essa porta al compimento della sua missione storica. “Indurì il proprio volto” o “fece faccia dura per andare…” Si tratta di una risoluzione ferma anche se sofferta. Viene in mente le profezia di Servo di Yahweh: II Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare deluso”. E’ una scelta che comporta tensioni e conflitti, come lascia intuire il rifiuto da parte dei Samaritani che non vogliono “riceverlo, perché era diretto verso Gerusalemme”. Questo rifiuto ha anche una portata simbolica. E’ il terzo dopo quello dei compaesani di Nazaret (4, 28-30) e dei pagani di Cerasa (8,37).

Tra poco ci sarà quello dei notabili del Sinedrio. Questo viaggio di Gesù diventa così un inoltrarsi verso la solitudine. A questo punto si inseriscono i tre brevi racconti riguardanti alcuni candidati alla sequela del Maestro, segnalati più avanti. Scene rapide, notazioni essenziali, risposte concise: per sottolineare l’urgenza della missione e le scelte radicali che comporta, con relativi distacchi. Avviene il primo incontro con un tale che chiede spontaneamente di seguire Gesù. Gesù sottolinea il destino precario del Figlio dell’uomo, l’insicurezza e la provvisorietà che caratterizzano la sua vita nomade, e che quindi vanno condivise anche dal discepolo.

Il Cristo non blandisce e non illude, presenta il suo ideale all’insegna del “difficile” a un altro, Gesù ordina di seguirlo, ma questi chiede una dilazione per andare a seppellire il padre. Anche a costo di sembrare impietoso. Gesù non consente rimandi: “Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio”. Il discepolo ha ben altro da fare che occuparsi di cerimonie funebri (che duravano un settimana). Il suo impegno peculiare è quello di recare ai fratelli un messaggio di vita. Chi è impegnato per il regno di Dio, anche di fronte alla morte fisica, può annunziare che i morti risorgono.

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La terza scena di chiamata ricorda quella di Eliseo. Un tale vuole seguire Gesù, ma chiede di prendere congedo dei suoi parenti. A differenza di Elia, Gesù non ammette rimandi o dilazioni. Anche in questo caso Gesù si mostra esigente e la sua risposta sottolinea non soltanto l’urgenza della missione, ma anche il carattere totale e definitivo dello sradicamento richiesto. “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”.

Don Joseph Ndoum


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