Poche parole, poche storie. Possiamo fare grandi discorsi, e atteggiarci a (umilissimi) devoti ma è la concretezza delle scelte che manifesta cosa ci nutre, cosa ci alimenta. Il frutto stabilisce che tipo di frutto siamo, nessuno raccoglie le prugne da un rovo spinoso.
Perciò, giustamente, anche chi ci sta accanto e non crede misura le nostre parole dal modo che abbiamo di vivere. Non forzatamente coerente o integerrimo, ma orientato al bene, al perdono, alla verità interiore, al desiderio di amare.
Gesù non vuole dei perfettini, è imbarazzato dalle nostre ansie di spocchiosa santità, vuole dei discepoli capaci di imparare, consapevoli di essere ancora in cammino, desiderosi di verità. Meglio pochi frutti ma sani e succosi di folte chiome di foglie belle solo da vedere.
Questo chiede il Signore a chi lo segue; la verità della vita che in qualche modo rispecchi la Parola in cui diciamo di credere e che ci ispira e ci motiva.
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