Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 17 Maggio 2022

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MARTEDÌ 17 MAGGIO – QUINTA SETTIMANA DI PASQUA [C]

Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco.

Gesù ha una missione da compiere: operare la salvezza e la redenzione dell’uomo. Questa missione passa attraverso la via dolorosa della croce e lui alla croce si consegna volontariamente. E qui entriamo nel grande mistero della storia e anche nel grande mistero dell’iniquità. Il mistero dell’iniquità si avventa contro Cristo Gesù con un fine cattivo: distruggerlo, annientarlo, eliminarlo. Vuole impedire che esso possa fare del bene. Mentre però lo priva di un bene particolare, limitato, parziale, fa sì che Gesù diventi la Persona dal bene universale, illimitato, infinito. Questa trasformazione è solo frutto della sapienza eterna ed infinita del Signore nostro Dio. Così il mistero dell’iniquità diviene anch’esso via non per l’eliminazione di Cristo Gesù, ma perché Cristo Gesù raggiunga il fine per cui è stato mandato sulla nostra terra.

Cosa è sempre necessario affinché il mistero di iniquità, attraverso la sua volontà di uccidere il giusto e il santo, produca un bene universale ed eterno? L’obbedienza al Padre di Cristo Gesù fino alla morte e ad una morte di croce. Il mistero dell’iniquità si abbatte contro Cristo Gesù. Cristo Gesù gli risponde con la sua obbedienza. Apparentemente sembra che sia il mistero dell’iniquità a vincere. Invece vittorioso è Cristo Signore, perché Lui non cade nella disobbedienza. Quando il mistero dell’iniquità si avventa contro un discepolo di Gesù e lui rimane nella perfetta obbedienza a Cristo e al suo Vangelo, apparentemente è il mistero dell’iniquità che sembra aver vinto. Mente la vittoria è del discepolo di Gesù. Questa verità mai dovrà essere dimenticata.

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Ecco come l’Apostolo Paolo celebra la vittoria dell’obbedienza di Cristo Gesù al Padre: “Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio  l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre (Fil 2,6-11). Per questa obbedienza il mistero di iniquità è vinto una volta per tutte. Esso non ha più potere su Cristo Gesù. Ora esso è tutto rivolto contro il corpo di Cristo che è la sua Chiesa, che sono i suoi discepoli. Per ogni discepolo che conduce nella sua disobbedienza opera un danno enorme non solo alla Chiesa, ma all’umanità intera. Ogni figlio della Chiesa conquistato, da lui è trasformato in strumento del suo regno di tenebre, idolatria, morte, malvagità, iniquità, scandalo, immoralità.

È giusto che ogni discepolo di Gesù lo sappia. Lui può trasformare ogni attacco del mistero dell’iniquità in una vittoria da aggiungere alla vittoria di Cristo e con questa vittoria cooperare con Cristo alla redenzione e alla salvezza del mondo. Questa verità così viene annunciata dallo Spirito Santo per bocca dell’Apostolo Paolo: “Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. E lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza” (Col 1,24-29).

LEGGIAMO IL TESTO DI Gv 14,27-31a

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Ora il discepolo di Gesù sa cosa sempre dovrà fare: quando il mistero dell’iniquità si avventa contro di lui per schiacciarlo, stritolarlo, crocifiggerlo, eliminarlo da questa terra, privarlo di ogni diritto, lui una cosa sola dovrà fare: rimanere saldo, fermo, risoluto nell’obbedienza a Cristo Gesù e al suo Vangelo, allo stesso modo che Cristo Gesù è rimasto fermo, risulto, forte nell’obbedienza al Padre suo. Con l’obbedienza il mistero dell’iniquità viene avvolto nella sua stessa reta. La rete con la quale lui avrebbe voluto trascinare nel suo regno Cristo Gesù, da Cristo Gesù con la sua obbedienza è stata gettata su di lui e privato di ogni forza di male. Questo ogni discepolo di Gesù può farlo. Basta che rimanga saldo nell’obbedienza, fermo e risoluto nel Vangelo, senza mai uscire da esso. La Madre di Gesù, che per la sua obbedienza, ha schiacciato la testa al serpente antico, ci ottenga di essere vittoriosi.

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