don Giovanni Berti (don Gioba) – Commento al Vangelo del 8 Maggio 2022

651

Fede senza distrazioni

Quando abitavo con la mia famiglia al mio paese, avevamo la cucina dove si mangiava tutti insieme separata dal salotto dove c’erano i divani, la libreria e l’immancabile televisore, quello grande. Avevamo un altro piccolo televisore in una piccola stanza che noi da piccoli usavamo per giocare e fare i compiti e mia madre per stirare. I miei genitori non volevano che ci fosse un televisore in cucina, anche se lo spazio c’era, perché quando si era a tavola non ci dovevano essere distrazioni, altre voci o discorsi se non quelli di chi era a tavola.

Questa regola famigliare mi ha segnato molto e ancora adesso quando vado a cena in qualche famiglia o da amici, se c’è un televisore acceso chiedo si spenga o almeno che si abbassi il volume perché sento che nulla deve distogliere o distrarre dall’ascolto reciproco. Lo chiedo perché io sono il primo a distrarsi con nulla, e non vorrei perdere la bellezza dell’ascolto reciproco. Oggi viviamo immersi in un sistema di comunicazione che continuamente ci distrare dal presente, da chi abbiamo davanti e ci parla, e l’ascolto reciproco così importante per la relazione è continuamente minato dalla distrazione. Dico questo pensando proprio a me stesso, alla mia facilità di distrazione e a tutte le mie difficoltà nell’ascoltare!

Quando Gesù pensa al tipo di rapporto che vuole costruire con la sua comunità di discepoli pensa proprio all’ascolto. Il Maestro usa l’immagine delle pecore radunate dalla voce del pastore, e che crea con essere una intimità vera e un legame fortissimo, descritto dalla parola “conoscere” che nella bibbia significa rapporto intimo, profondo ed esclusivo. Nella Bibbia Dio non si può vedere, ma si può ascoltare. Ciò che crea unione profonda di vita tra me e Dio, non è il vederlo o contemplarlo da lontano, ma il lasciare che le sue parole e insegnamenti scendano dall’orecchio al cuore, dal testo della Bibbia alle trame della vita di tutti i giorni, dalla preghiera delle labbra allo spirito che mi muove. Se non ascolto la Parola di Dio alla fin fine non comprendo più chi è Dio stesso e chi sono io per lui. Senza ascolto non capirò mai come seguirlo e perdo la strada della fede.

- Pubblicità -

Il breve brano di Vangelo che ascoltiamo fa parte di un discorso più lungo che Gesù fa rivolto alle folle e soprattutto ai capi del popolo, i religiosi del suo tempo, che secondo Gesù hanno smesso di ascoltare davvero Dio, così distratti da sé stessi, dalle proprie ambizioni e pregiudizi. È un rischio concreto anche per me, quello di ascoltare poco quello che Dio mi dice e di costruirmi una immagine distorta della fede. Ed è anche quello che accade anche nelle relazioni umane, quando smettendo di ascoltarci non ci diamo spazio reciproco di conoscenza. Senza vero ascolto alla fine non ci capiamo più, e dall’unione si arriva alla divisione e contrapposizione, che è il contrario dell’amore.

Alla fine del suo discorso Gesù usa una espressione che crea scandalo e provoca un moto di rifiuto violento da parte dei capi religiosi, che lo vogliono lapidare: “io e il Padre siamo una cosa sola” (letteralmente “siamo uno”).

Se è scandaloso e anche difficile da comprendere che l’uomo Gesù è Dio, molto più scandaloso e blasfemo è dire che Dio è l’uomo Gesù, un uomo fragile e segnato dalla possibilità di morire. Eppure è proprio questa la novità straordinaria del Vangelo, cioè che Dio è Gesù di Nazareth, e che dentro questo uomo di carne e ossa, che è come noi, Dio si rivela e comunica sé stesso amando.
Questa rivelazione così alta e straordinaria, che vuole rivoluzionare non solo il rapporto con Dio ma anche quello tra gli uomini, ha bisogno però di attenzione e ascolto, cosa che i contemporanei di Gesù non hanno.

Gesù ancora oggi mi parla e vuole comunicare con me dentro la mia fragile vita sempre alla ricerca di qualcosa di grande e della felicità, sempre alla ricerca di Dio.

Mi è chiesto di mettermi in ascolto e di non far sì che la distrazione del mio ego, la distrazione delle tante, troppe cose da fare, che la distrazione delle mie spesso inutili preoccupazioni, che la distrazione delle mie paure, mi impedisca di ascoltare la sua voce. Dio mi parla nel Vangelo, mi parla nella preghiera così come anche nella vita e nelle parole del prossimo.

Che nessuna distrazione mi impedisca di sentire la voce di Dio che non è nell’alto irraggiungibile dei cieli, ma è già dentro di me.


Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)