Che cosa vuole donarci Dio? Qual è il Suo sogno per ciascuno di noi? Il Vangelo di oggi sembra rispondere proprio a questa domanda:
“Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.
Ma è sbagliato pensare che la vita eterna è una questione solo dell’aldilà. La vita eterna è una questione anche dell’al di qua. È qui che inizia questa vita eterna. È qui che per noi inizia o il paradiso o l’inferno. E il paradiso non è non avere problemi. Il paradiso è sapersi amati e di Qualcuno. E ugualmente l’inferno è non sentirsi amati e di nessuno. Se ti sai amato tutto è paradiso anche i problemi. Ma se non ti senti amato tutto è inferno anche le cose belle.
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Dopo la morte ciò che abbiamo scelto con la nostra libertà diventa definitivo. Ma è qui che facciamo le nostre scelte. È qui che scegliamo o no Cristo. Ecco allora perché forse dovremmo riformulare le parole di Gesù in modo da comprendere fino in fondo che cos’è la resurrezione. La resurrezione è avere una vita nuova che ti viene donata dall’amore, dal saperti amato. Persino la morte fugge davanti all’amore.
“L’amore è più forte della morte” si legge del Cantico dei cantici. Allora non dobbiamo leggere “lo risusciterò nell’ultimo giorno”, ma “lo risusciterò ogni giorno, fino all’ultimo”. Ecco perché allora dovremmo imparare a considerare due aspetti della nostra fede: uno che ha a che fare con il presente e uno che ha che fare con il destino ultimo. Tutto ciò che è destino ultimo non è semplicemente dopo, ma è già qui. È qui nascosto nel segno. La realtà è già carica del nostro destino ultimo, ma lo è come un sacramento.
Dobbiamo quindi sempre decifrare quel destino nelle cose di questo mondo. Ma ciò non basta perché dobbiamo ricordarci che alla fine questo fatto emergerà con evidenza, sarà appunto un fatto e non più semplicemente segno di qualcosa che verrà. Il futuro diverrà presente e ognuno di noi vivrà per sempre di ciò che ha scelto ogni giorno già da ora.
NUOVO COMMENTO
C’è un latente filo conduttore nella vita di ognuno: un senso di inquietudine che ci accompagna per tutta la nostra vita. Esse a volte può diventare anche molto evidente e in alcuni casi impedire la vita stessa. Alcuni riescono a piegarla ai loro talenti e ne nascono grandi artisti, grandi uomini e donne che lasciano il segno. Una grande scrittrice un giorno disse “se fossi felice non scriverei nulla, non avrei bisogno di scrivere nulla, vivrei e basta”. La vera domanda però è questa: troverà mai veramente un appagamento radicale questa nostra fame e sete di senso, di amore, di vita? […] Continua a leggere sulla pagina Facebook di don Luigi