Nel nostro mondo a nessuno piace parlare della morte: quando siamo piccoli i nostri genitori cercano di tenerci sempre più lontani dalla conoscenza della morte, da ragazzi sfuggiamo a quel pensiero per non crearci ansie inutili su una cosa che non ci tocca in quel momento, anzi a volte sfidiamo la vita per vedere fino a che punto siamo capaci di arrivare, spingendoci spesso oltre le regole e la giustizia.
Con il passare del tempo assistiamo alla morte della persone a noi vicine e veniamo inghiottiti dalla tristezza e dallo sconforto legati a quell’evento. La morte ci fa sentire nudi e impotenti, arriva come uno schiaffo che farci capire che non possiamo controllare tutto, che la vita non è infinita, che per quanto ci reputiamo padroni della nostra vita in realtà non ne abbiamo potere assoluto.
La passione di Gesù si ripete ogni anno, non per essere un mero memoriale di qualcosa che è accaduto e che vogliamo ricordare; ma arriva ogni anno a ricordarci che la morte esiste e che, neanche il Figlio di Dio vi è sfuggito, ma l’ha assaporata, abbracciata e vissuta fino all’ultimo istante.
L’evangelista Giovanni, ci descrive un Gesù che non è passivo di fronte alla morte e non si lascia schiacciare da essa, ma è pienamente consapevole di ciò che sta accadendo, accetta il presente perché sa perfettamente che la morte è solo un passaggio e non una sconfitta che annienta. Impariamo da Gesù e dai Santi che ”noi siamo nati e non moriremo mai più!”.
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