Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 5 Aprile 2022

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«Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato». Cristo fonda la sua attendibilità e la sua identità in Dio. È questo che dà lui autorevolezza e forza: la forza di fronte ai detrattori esterni, coloro che vogliono ucciderlo e screditarlo, ma anche di fronte a se stesso; egli, infatti, in quanto essere umano conosce i momenti di fragilità e paura, che derivano dall’aver accettato per sé una missione universale e salvifica.

L’episodio della preghiera nell’orto del Getsemani, da questo punto di vista, può fare da contraltare a questo passo. Gesù non è privo di preoccupazioni, non è privo di emozioni; quando ormai sta per compiersi la sua ora, è al Padre che affida le sue inquietudini così umane, pur avendo scelto liberamente di andare incontro al suo destino.

È quello di Cristo per noi un suggerimento definitivo che parla anche alle nostre esistenze. Finché fonderemo tutte le nostre forze in noi stessi, ci troveremo sempre ad essere impreparati e deboli. Quando invece affideremo al Signore le nostre angosce, le nostre paure, e fonderemo in Lui le nostre convinzioni più salde, allora saremo forti in Lui.

È questa, dunque, la risposta che Cristo dà agli stessi farisei che lo interrogano: non è da se stesso che egli trae la veridicità della sua missione, ma dal Padre che lo ha inviato.


AUTORI: I commenti di questo mese sono curati da Monica e Giuseppe Lami
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi