Inno alla (ver)gogna
Quei cecchini han mostrato d’essere dei cecchini da quattro soldi: al soldo, certamente, di qualcuno legato a doppia mandata al Satanasso balordo che, al netto della sua spavalderia, ha un tallone d’Achille gigantesco come un palazzo di dieci piani: non sopporta affatto che il male venga perdonato da Dio. Il male è il suo più grande capolavoro: vederlo sciogliersi come neve al sole di fronte alla misericordia è un qualcosa che gli scompone il cuore, che lo innervosisce come nessun’altra cosa al mondo.
Arruolarsi nel suo esercito, al pari degli scribi e dei farisei, è allenarsi a mancare continuamente il bersaglio: espertissimi nel lancio del boomerang, han ormai la faccia piena di lividi da quante volte si son fatti del male con le loro mani. L’ultima? «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio (Ammazziamola) Tu che ne dici?» Il vizietto di infilare il naso sotto le coperte altrui è eccitante per il Demonio, i suoi fans scatenati: “Siccome ha fatto la porcellina e non va bene, allora adesso facciamo bene i conti!”.
Vogliono fare i conti con Lui, oltrechè con lei: volevan «metterlo alla prova per aver motivo di accusarlo». E, così facendo, partono già col piede sbagliato: una cosa è chiedere perchè si vuol conoscere, tutt’altra cosa è chiedere per poi cercare di fare cadere colui al quale si rivolge la domanda. Mica è fesso Cristo: «Si chinò e si mise a scrivere col dito per terra». Loro, invece, lo sono così tanto da accelerare sul ghiaccio: «Insistevano nell’interrogarlo».
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Pare d’intercettare il peso di quegli sguardi acidi, torvi, ambigui, bramosi. Appiccicosi. Come se a lui, venuto al mondo per riparar le cose rotte, gliene fregasse qualcosa del peccato o di cosa fanno le persone sotto le lenzuola. A lui non interessa il peccato, gli interessa la persona che ha peccato. Loro, invece, no: quella donna, cingendola in un cerchio, l’han chiusa come dentro una cella di galera, non prima di averle intonato l’inno alla gogna. Fosse anche vero che l’hanno colta con le sue grazie esposte ai quattro venti, comunque vale sempre la presunzione d’innocenza: ogni conversazione tra il peccatore e il suo Dio deve sempre restare protetta.
Anche a Dio, comunque, piace che i conti tornino. Per questo mette loro in mano la calcolatrice. Ammazzatela, ma facciamo così: che «chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». Li ha autorizzati a procedere nel loro agognato mattatoio, ma ha rimesso la fucilazione nelle loro mani. È bastato questo: via! per intuire che si erano infilati dentro una festa alla quale non erano stati invitati: «Se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani».
Se ne andarono sgattaiolando via in fretta e furia, coda tra le gambe: avevano la testa così pesante che se si fossero fermati sarebbe esplosa. “Acceleriamo, che non faccia, magari, i nostri nomi quella porcellina!” E, andandosene, il boomerang li prese dritti in faccia. Chi li intercettò per la via, giura d’averli visti scappare con un volo ondivago di uccelli, per far smarrire le tracce il prima possibile.
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Là, «nel mezzo», rimasero gli altri due: la miseria e la misericordia. Non gli interessa cos’ha fatto, con chi è andata, s’è vero che l’ha offerta agli zingari. Gli interessa lei: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?» L’educazione è sempre più affascinante della maleducazione: quel che uccide non è il peccato, è la disperazione. Non c’è già più, ha una luce tempestosa negli occhi mentre gli mostra il conteggio: «Nessuno, Signore». In sottofondo, il salmista intona il suo salmo di lode: «Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno arrossire» (Sal 34,6).
La donna, a memoria, non ricordava nessuno che si fosse avvicinato così tanto da sedersi in mezzo alla tana della sua vergogna. Per poi riciclarla e impedire ai cecchini di trasformarla in gogna. Evviva: «Neanche io ti condanno: và e d’ora in poi non peccare più». Non le cancella il suo passato ma realizza un capolavoro immensamente più grande: impedisce al suo passato di andarle ad ipotecare il suo futuro. Cristoddìo sa essere più gentile degli uomini.
Commento a cura di don Marco Pozza
(Qui tutti i precedenti commenti al Vangelo di don Marco)
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