don Antonio Savone – Commento al Vangelo del 28 Marzo 2022

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Ci sono situazioni che, più di altre, misurano la forza dei nostri legami e la consistenza della nostra fede. La malattia di un figlio, come attesta il vangelo, è una di queste.

Quel padre era ricorso a Gesù sull’orlo della disperazione. Ne aveva invocato la presenza in casa, convinto com’era che, se qualcosa di nuovo potesse accadere nella vita del figlio, questo dovesse passare esclusivamente attraverso il contatto fisico, mediante un gesto. E invece scopre che la novità della vita è generata non dal dispiegamento di mezzi e di energie ma dal credito accordato a una parola. Una parola, quanto basta a metterti in cammino: “Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino”.

Ma quell’uomo è un pagano, il quale crede pur senza aver visto ciò che pure ha invocato: a suo tempo vedrà con gli occhi ciò che con il cuore ha osato credere. Non resta deluso del fatto che il maestro non abbia soddisfatto la sua aspettativa di scendere a casa. Quando l’evidenza (cioè la malattia del figlio e il taumaturgo che non asseconda la sua richiesta) vorrebbe costringerlo alla resa, proprio allora quell’uomo riesce a compiere il salto che va oltre il dato di realtà. Scopre che a nulla servirebbe un contatto fisico se prima il cuore non si è lasciato toccare da una parola che chiede ospitalità. Quel contatto finirebbe per essere magia.

In qualche modo, la sua fede riconosce che quella discesa è già avvenuta nel mistero dell’Incarnazione. Lì Dio si è fatto accanto ad ogni uomo che giace nelle tenebre e nell’ombra della morte.
Credere, ossia lasciarsi mettere in cammino, forti soltanto della fiducia nella parola di Colui che ha parlato.
Credere, ossia lasciarsi muovere dall’amore. Per amore del figlio aveva accettato di disturbare il Maestro e per amore di quel figlio osa credere in una guarigione a distanza.

Credere, ossia passare dalla fede nei segni esteriori alla fede nel Segno per eccellenza che è il Figlio di Dio.
Quel padre riconosce che il compimento di quanto il Maestro ha proferito è consegnato alla sua docilità che deve misurarsi con il peso della distanza e con quello di una assenza.
Credere, ossia passare dalla delusione all’affidamento.

Dio ama chi si lascia mettere in cammino dalla vita e percorre i passi con la sua Parola nella bisaccia. Su questo cammino, Egli stesso è il compagno di viaggio e la strada da percorrere.
Dio ama chi si fa custode e facilitatore dell’esistenza altrui.

Dio ama chi smette i panni del suo ruolo e diventa un povero che non ha paura di tendere la mano per chiedere aiuto.
Dio ama chi è capace di affrontare i passi decisi e non affrettati delle speranze più difficili.


AUTORE: don Antonio SavoneFONTE CANALE YOUTUBETELEGRAM