Giovani di Parola – Commento al Vangelo del 26 Marzo 2022

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Questo Vangelo la tocca pianissimo… Gesù ci presenta due personaggi: un fariseo e un pubblicano. L’uno ha l’intima presunzione di essere giusto, “giusto” per i farisei era chi osservava i precetti (per intenderci: fai questo, non fare quest’altro e stai a posto).

L’altro è un pubblicano, un esattore delle tasse che lavorava per i Romani, in poche parole un peccatore della peggior specie. Il fariseo, pregando tra sé, mettendo cioè unicamente sé stesso al centro, si esalta perché crede che basti fare delle cose, seguire dei precetti per essere un vero credente.

Il pubblicano si ferma a distanza, neppure alza lo sguardo, chiede solo a Dio di avere pietà di lui. Entrambi si rivolgono a Dio, ma c’è una differenza tra i due: il fariseo si crede giusto, ma solo il pubblicano torna a casa giustificato. Che significa questo? Giustificare significava letteralmente “rendere giusto davanti a Dio”. Non ci si giustifica da soli (a scuola, come nella vita), ma occorre che Qualcuno ci giustifichi, ci renda giusti. Gesù ci ha giustificati…

“E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello.” (1Gv,4-21)


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