Al “ re “ di cui parla la parabola odierna fu presentato “ un tale che gli doveva diecimila talenti “.
Un tale.
Quando nei Vangeli troviamo questa espressione dobbiamo sempre “ drizzare le orecchie “ in quanto quel “ tale “ siamo noi.
Gesu’, pertanto, sta parlando a me, proprio a me.
Sono io quello che devo “ diecimila talenti “ al mio re.
Quanti doni mi ha fatto fino ad oggi?
Quante volte mi ha perdonato?
Quante volte, se lo ho pregato, gli ho chiesto scusa, gli ho promesso di cambiare, mi ha detto sempre si?
Tantissime.
E lo farà ancora, lo farà per sempre.
Questo significa “ settanta volte sette “, SEMPRE.
Il numero sette rappresentava la perfezione, quindi dire “ settanta volte sette “ significava dire “ la perfezione moltiplicata per settanta “!!!
Se Dio mi tratta cosi’, mi ama al punto tale da perdonarmi sempre, anche dinanzi ai miei continui errori, è possibile che io non riesca a perdonare ad un mio fratello?
NO, se sono cristiano non è possibile.
In questa parabola Dio ci sta dicendo proprio questo: fai come me, perdona, non essere duro di cuore, abbi pietà dei tuoi simili, cioè comprendi il loro disagio, la loro difficoltà, cosi’ come io ho fatto con te.
Ed invece noi tendiamo a “ dimenticarci “ di tutto quanto abbiamo avuto e siamo inflessibili nei confronti degli altri.
Tutto ci è dovuto.
Questo è il nostro deliro di onnipotenza.
Cristo ci sta invitando a cambiare questo modo di agire e ad assumere il suo mettendoci in guardia che, diversamente, si “ sdegnerà “ con noi perché siamo stati irriconoscenti verso i nostri simili, verso un fratello che è anch’esso fatto a immagine e somiglianza di Cristo.
La nostra inflessibilità, il nostro rifiuto, la nostra durezza dinanzi alla richiesta del fratello, è rifiuto di Cristo.
Ed il rifiuto di Cristo porta ad essere consegnati “ nelle mani degli aguzzini “, non perché Gesu’ è cattivo ma perchè siamo stati noi a rifiutarlo.
Meditiamo quindi con attenzione questa pagina e….” convertiamoci alla compassione “.
Buona giornata e buona riflessione a tutti.
A cura di Fabrizio Morello
Foto: mia.