Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 6 Marzo 2022

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Che significato diamo alla tentazione? Nel marketing pubblicitario la parola tentazione è usata per attirare la nostra attenzione; la gola, il sesso sono i contenuti che spesso e volentieri ci ritroviamo una volta “abboccati all’amo”․․․ Tuttavia, rispetto a questa esperienza nostra della tentazione, che luce porta l’esperienza di Gesù con la tentazione?

Per quaranta giorni, tentato dal diavolo. La tentazione è presente. In un tempo di digiuno, di assenza e vuoto, nell’orizzonte minerale del deserto, ciò che è presente è la tentazione – è lì – continua, come amica. Nel deserto l’unica vicinanza che Gesù sembra sperimentare è quella del divisore che allontana, paradossalmente proprio quando si trova «pieno di Spirito». Ma se Gesù è pieno di Spirito non c’è in lui spazio per la tentazione, è questo vale anche per noi, per quanti si dispongono all’accoglienza dello Spirito: la presenza della tentazione non ci riempie, non è nostra.

Ebbe fame. Quasi un respiro di sollievo! Un’umana sensazione fa breccia nell’esercizio dell’ascesi. “Ebbe fame” è voce di un Dio aperto alla vita, che ci chiede misteriosamente di nutrirlo, dissetarlo. Il primo modo di reagire alla tentazione di Gesù è riconoscerne la necessità, quel suo lato luminoso che si può declinare verso il bene.

Ogni tentazione. Il Diavolo si aggancia alla fame di Gesù per poi passare a tentazioni più sottili, ne sono descritte solo tre, ma l’azione tentatrice continua come possiamo intuire dal passaggio «dopo aver esaurito ogni tentazione». Si possono esaurire le tentazioni? Portare al limite qualcosa che, come sperimentiamo, non ci lascia e si presenta in modo ostinatamente creativo… Qui sembra possibile, Gesù sperimenta tutte le tentazioni affinché conosciute possa farsi presente nella misura in cui ci riguardano. È questa esperienza di “ogni tentazione” che rende possibile la sua vicinanza con noi nei tempi di lotta.

Essere tentati․․․ Forse la reazione della pelle all’azione dello Spirito che ci riempie, pori che fanno comunicare il dentro con il fuori di un corpo in cerca del suo Creatore.

Giuseppe Amalfa SJ


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato