Il Vangelo della Domenica dopo l’Epifania presenta il brano di Marco in cui Gesù parte da Nazaret e raggiunge il Giordano, facendosi battezzare da Giovanni. Uscendo dall’acqua lo Spirito discende su di lui come una colomba e si ode una voce dal cielo che dice:
“Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Ancora brilla sopra di noi la stella che guidava i magi dal bambino, le nostre case sono ancora ingombre di decorazioni natalizie, e la liturgia accelera sui tempi: Gesù si presenta già grande, in fila come tutti per ricevere da Giovanni l’acqua della purificazione, mentre i cieli sopra di lui si squarciano. Lo Spirito di profezia e di vita plana come fa una colomba e una voce dal cielo rompe il silenzio rituale.
Il ciclo del Natale termina qui: con questo cielo lacerato, con questa voce che parla di amore e compiacimento. In questa processione popolare per ricevere il battesimo, nella quale si pone anche Gesù, c’è una grande novità: il Figlio di Dio è con noi, con i nostri sogni e le nostre attese, e il Padre ama questa solidarietà, e lo Spirito consolida questa vicinanza, planando su di lui, abitandolo, guidandolo.
È simbolo e modello di ogni nostro battesimo: diventare figli amati, abitati e impregnati dallo Spirito di vita e profezia, capaci di metterci in cammino, con l’umanità che implora umilmente fuoco e novità.
La scia luminosa delle sante feste natalizie avrà lasciato qualcosa di vivo dentro di noi? O arriviamo esausti per troppa sazietà a questo passaggio dalle feste al tempo ordinario? Diamo a Dio e alla sua Parola ancora tempo e cuore: germoglierà nuova passione per il Vangelo e nuova speranza ci guiderà sui sentieri della fedeltà.
Fonte: RadioVaticana