Non lasciamoci offuscare da antipatie e pregiudizi che ci impediscono di riconoscere il fratello
Quando leggiamo della trave davanti allโocchio da rimuovere per poter vedere la pagliuzza altrui, pensiamo generalmente alla necessitร di eliminare prima il nostro peccato โ grande come una trave โ per togliere la pagliuzza altrui. Questo tema, perรฒ, รจ preceduto dallโesordio sulla capacitร di vedere e la cecitร da cui รจ necessario guarire: ยซPuรฒ forse un cieco guidare un altro cieco?ยป (Lc 6,39).
Gesรน dirร ai farisei nella discussione riguardo alla guarigione del cieco nato: ยซSe foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: โNoi vediamoโ, il vostro peccato rimaneยป (Gv 9,41). La colpa dunque non รจ essere ciechi: la colpa รจ ritenersi in grado di vedere quando, invece, la realtร testimonia lโesatto contrario.
Questo รจ il problema di tanti cristiani, magari praticanti che, proprio in virtรน della pratica, ritengono di poter guardare gli altri dallโalto in basso. Non รจ la pratica che rimuove la trave dallโocchio, bensรฌ รจ il pianto amaro sulle proprie povertร : come il pianto di Davide riguardo al peccato verso Uria, o il pianto di Pietro sul suo tradimento. Gesรน si rivolge ai giusti che credono di vedere e che invece sono piรน ciechi degli altri; mi credo vedente, ma il peccato resta lรฌ, non รจ tolto, non รจ stato rimesso.
Gli occhi si aprono solo con lโesperienza del perdono dei peccati, altrimenti siamo guide cieche che portano le persone nel fosso del moralismo. Solo la misericordia guarisce lโuomo dal vero buio che รจ non conoscere lโamore.
Va anche notato che la pagliuzza รจ un oggetto naturale โ puรฒ essere identificato con un filo dโerba rinsecchito oppure un fastidiosissimo ciglio finito sulla cornea โ mentre una trave รจ certamente un oggetto artificiale, frutto di lavoro artigianale. Vediamo dunque che i due oggetti non hanno nulla in comune se non quello di trovarsi entrambi davanti a un occhio. Dunque sono oggetti che impediscono di vedere la realtร delle cose per come รจ; impediscono di percepire il reale nella sua veritร .
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Nello specifico la trave, in quanto oggetto artificiale, puรฒ simboleggiare le artificiositร mentali, i pregiudizi, le cecitร emotive che ci impediscono di vedere lโaltro nella sua veritร , mostrandocelo viziato dai nostri schemi, dalle antipatie, dalle invidie e dalle concupiscenze proprie di uno sguardo non redento. La trave รจ tutte queste cose insieme le quali, finchรฉ non scompaiono, impediscono di vedere lโaltro come fratello.
ร lo sguardo che deve essere guarito e redento, per far sรฌ che lโuomo possa vedere le cose per come le vede Dio. Allora nelle persone che hanno sbagliato non si percepiranno piรน assassini, ladri, truffatori e criminali, ma figli e fratelli schiavi del peccato, vittime di ciรฒ per cui Gesรน รจ venuto a liberare lโuomo; si vedranno figli di Dio impediti di manifestare la bellezza e luminositร che ognuno di loro potenzialmente puรฒ esprimere, se in comunione con Cristo.
Il gusto del biasimo altrui deriva sempre dalla cecitร su se stessi, dal fatto che la lampada โ il nostro occhio โ si trovi a essere tenebrosa (cfr Lc 11,34). La prima frase che Dio pronuncia nella Bibbia รจ: ยซSia la luce!ยป. Tutto comincia dal Padre che dร vita alle cose. Gesรน รจ definito nel prologo di Giovanni: ยซLa luce vera, quella che illumina ogni uomoยป. Senza di essa siamo nel buio.
Usiamo questa luce per ricordare quanta misericordia il Padre ha avuto con noi stessi: non siamo stati trattati secondo i nostri peccati, perchรฉ ogni parola insaporita dalla memoria della misericordia ricevuta, diventa veleno.
Commento di don Luciano Condina
Fonte โ Arcidiocesi di Vercelli