Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 16 Febbraio 2022

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MERCOLEDÌ 16 FEBBRAIO – SESTA SETTIMANA DEL T.O. [C]

Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».

Dopo che l’uomo ebbe mangiato dell’albero della conoscenza del bene e del male è caduto nella morte e la morte non è solo del corpo, è anche morte dell’anima, del cuore, della mente, degli occhi, degli orecchi. Dopo il peccato l’uomo è divenuto veramente sordo, cieco, muto dinanzi al suo Signore. Se il suo Signore non lo avesse assistito con la sua grazia, l’uomo sarebbe rimasto nella sua morte senza alcuna possibilità di ritornare a vedere e ad ascoltare, vedere Dio e ascoltare la sua Parola.

Possiamo paragonare la guarigione del cieco operata da Gesù a quanto il Signore ha fatto per riportare l’uomo nella sua perfetta guarigione. L’Antico Testamento possiamo vederlo come il dono di una vista iniziale, vista incipiente ma non perfetta. Si comincia però a intravedere Dio nella sua verità e nella sua santità. Anche se il cammino da compiere per avere una vista perfetta è ancora assai lungo e faticoso. Possiamo però affermare che ogni profeta e ogni saggio aggiunge alla vista di prima qualcosa perché Dio si veda meglio. Da Abramo a Mosè la vista è aumentata. Da Mosè fino ad Isaia la vista è aumentata di molto.

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Isaia è il cantore dell’unicità di Dio, ma anche della Signoria di Dio sui popoli e sulle nazioni: “Chi ha misurato con il cavo della mano le acque del mare e ha calcolato l’estensione dei cieli con il palmo? Chi ha valutato con il moggio la polvere della terra e ha pesato con la stadera le montagne e i colli con la bilancia? Chi ha diretto lo spirito del Signore e come suo consigliere lo ha istruito? A chi ha chiesto di consigliarlo, di istruirlo, di insegnargli il sentiero del diritto, di insegnargli la conoscenza e di fargli conoscere la via della prudenza? Ecco, le nazioni sono come una goccia che cade da un secchio, contano come polvere sulla bilancia; ecco, le isole pesano quanto un granello di sabbia. Il Libano non basterebbe per accendere il rogo, né le sue bestie per l’olocausto. Tutte le nazioni sono come un niente davanti a lui, come nulla e vuoto sono da lui ritenute. A chi potreste paragonare Dio e quale immagine mettergli a confronto? Il fabbro fonde l’idolo, l’orafo lo riveste d’oro, e fonde catenelle d’argento. Chi ha poco da offrire  sceglie un legno che non marcisce; si cerca un artista abile, perché gli faccia una statua che non si muova.

Non lo sapete forse? Non lo avete udito? Non vi fu forse annunciato dal principio? Non avete riflettuto sulle fondamenta della terra? Egli siede sopra la volta del mondo, da dove gli abitanti sembrano cavallette. Egli stende il cielo come un velo, lo dispiega come una tenda dove abitare; egli riduce a nulla i potenti e annienta i signori della terra. Sono appena piantati, appena seminati, appena i loro steli hanno messo radici nella terra, egli soffia su di loro ed essi seccano e l’uragano li strappa via come paglia. «A chi potreste paragonarmi, quasi che io gli sia pari?» dice il Santo. Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato tali cose?

Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e le chiama tutte per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuna. Perché dici, Giacobbe, e tu, Israele, ripeti: «La mia via è nascosta al Signore e il mio diritto è trascurato dal mio Dio»? Non lo sai forse? Non l’hai udito? Dio eterno è il Signore, che ha creato i confini della terra. Egli non si affatica né si stanca, la sua intelligenza è inscrutabile. Egli dà forza allo stanco e moltiplica il vigore allo spossato. Anche i giovani faticano e si stancano, gli adulti inciampano e cadono; ma quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi (Is 40,12-31). È questa una visione altissima del Signore, ma ancora non è la visione perfetta.

LEGGIAMO IL TESTO DI Mc 8,22-26

Nel Nuovo Testamento si cammina di visione perfetta in visione ancora più perfetta. Quando il dono della luce è perfetto? Quando viene svelato il mistero di Cristo nella sua verità piena e questo svelamento avviene per opera dell’Apostolo Giovani non solo nelle sue tre Lettere, non solo nell’Apocalisse, ma anche nel Vangelo che è l’ultimo testo tra i Libri che formano il Nuovo Testamento: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Cfr. Gv 1,1-18). Ora lo Spirito Santo, fino al giorno della Parusia, dovrà guidarci a tutta la verità contenuta nel Verbo di Dio fattosi carne. Oggi sembra che stiamo tornando all’antica cecità. Abbiamo deciso di mettere Cristo da parte. Ma se Cristo Gesù viene messo da parte, all’istante la cecità e le tenebre ricopriranno la Chiesa e il mondo. Madre di Dio donaci il vero Cristo.