E la fede della donna siroโfenicia, in terra pagana, continua a portare frutti di conversione. Dopo avere moltiplicato pani e pesci in terra di Israele, Gesรน ora dona se stesso in terra pagana. Ora Gesรน diventa briciole di pane per i cagnolini pagani. Ora Gesรน realizza a pieno la fedele catechesi dellโesperienza della donna siro-fenicia: il pane รจ per tutti, come per tutti รจ la compassione di Dio per gli uomini.
Con la donna siro-fenicia e con tutti i pagani oggi anche noi diciamo โDacci oggi il nostro pane quotidianoโ, dacci oggi il nostro amore quotidiano. Sรฌ perchรฉ di amore abbiamo bisogno ancor piรน del pane. O meglio: il nostro pane oggi, nelle nostre societร del benessere, รจ proprio lโamore di cui siamo mancanti. Un amore concreto nella tenerezza e nella tenacia, un amore fedele e misericordioso. Di questo abbiamo bisogno piรน del cibo.
ร questo il nostro pane quotidiano che vogliamo condividere. ร Gesรน Pane di vita che donandosi con amore e lasciandosi da tutti masticare, diventa fonte di amore per la vita eterna, cibo per il nostro quotidiano.
Gesรน ci vede e vede il fatto che siamo โdigiuniโ, siamo mancanti di qualcosa, abbiamo fame. Gesรน scorge i vuoti dei nostri cuori e della nostra esistenza. Ognuno di noi ha un vuoto e ognuno di noi dovrebbe tentare di definirlo, di dargli un nome veritiero. Quale รจ il vuoto del nostro fisico e del nostro corpo. Quale nome diamo al vuoto della nostra mente invasa da messaggi poco nutrienti. Quale nome dare al vuoto dei nostri sentimenti: un territorio sempre piรน invaso dalle impellenti necessitร di gratificare dei bisogni che lasciano sempre piรน il vuoto dietro di sรฉ.
Quale nome dare al vuoto della nostra volontร sempre piรน schiava dellโossessione del dovere fare, ma sempre meno libera nello scegliere cosa รจ bene fare. Quale nome dare al vuoto del nostro correre; al vuoto di senso delle nostre giornate; al vuoto di significato del nostro agire; alla mancanza di una meta e di un futuro e, dunque, al vuoto di speranza che pervade i nostri pensieri e i nostri desideri. Quale nome dare al vuoto di relazioni e alla continua ricerca di incontri mordi e fuggi? Quale nome dare alla nostra inquietudine poco compresa e poco accolta? Quale nome dare?
Dare un nome รจ cosa importante nella vita. Una persona senza nome non รจ persona, non puรฒ essere chiamata, non puรฒ essere incontrata, non puรฒ essere riconosciuta. Dare un nome al nostro vuoto, alla nostra fame, รจ ancor piรน importante perchรฉ ci permette di cercare e di accogliere il Pane di vita adeguato a noi che il Signore ci dona con se stesso. Dare nome al vuoto ci permette di ricercare il pieno. Quel pieno che non invade i nostri spazi, ma quel pieno che dร vita alla nostra interioritร .
Dare nome al vuoto ci permette, inoltre, ricercando ciรฒ che puรฒ riempirlo, di condividere. Chiedendo il nostro pane quotidiano al Padre, chiedendo il nostro amore di cui necessitiamo, chiedendo quello di cui siamo vuoti, lo chiediamo non solo per noi ma anche per i nostri fratelli. Cosรฌ facendo noi viviamo un pieno di condivisione di cui troppo spesso siamo vuoti. Noi ben sappiamo che la condivisione nasce dalla compassione, nasce dalla capacitร di sentire il cuore e lo stomaco dellโaltro.
Gesรน, ormai รจ chiaro, non puรฒ fermarsi ai confini del popolo ebraico. Gesรน ha superato quei confini e ha colto la sua vocazione ad essere per tutti, nessuno escluso. La sua compassione si manifesta come premura verso la fame di tutti.
E noi? Noi vivendo lโesperienza del vuoto e della mancanza, possiamo riconoscere il nostro essere limitati e, quindi, bisognosi di Colui che รจ la vita del mondo, che รจ cibo di vita eterna.
Il Signore onora il nostro limite con la sua compassione. Non si scandalizza della nostra fragilitร e neppure ci lascia soli lungo la strada. A noi lโinvito a riconciliarci col nostro limite onorando la sua compassione, divenendo recipienti per accogliere il dono da Lui a noi offerto.