Dio – se c’è – come risponde alle mie invocazioni? Il Salmo 138 (137) afferma con chiarezza: «Dandomi forza». Con fedeltà, con predilezione per chi è escluso, con premura, nel nostro presente, sempre pieno di contraddizioni. Il ringraziamento dell’orante sta qui, nella gratitudine, tra una liberazione avvenuta e il futuro in corso d’opera, tra la salvezza già data e quella che siamo invitati a raggiungere. È assicurata: lo crediamo e lo speriamo, nell’unico amore, umano e divino al tempo stesso. Quanto riguarda l’umanità, riguarda Dio. Così, da un parlare su Dio alla terza persona, chi prega in Lui si tuffa volgendosi alla seconda: al Tu. Signore, ciò che è di me, quel che mi riguarda, riguarda te, ti sto a cuore, non puoi abbandonarmi. Lo so. Non interrompere il mio cammino: è la tua storia.
A pieno cuore ti voglio cantare,
renderti grazie, o mio Signore:
inni levarti davanti agli dèi
prostrato verso il santo tuo tempio:
rendere grazie al tuo nome, all’amore:
o Dio, cantare la tua fedeltà,
perché hai reso glorioso il tuo nome
rendendo gloria alla tua parola.
Lo stesso giorno che ti ho invocato
tu hai risposto ridandomi forza.
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Grazie ti renda ogni re della terra
per che ha udito la tua promessa.
Cantino tutti alle vie di Dio
perché la gloria sua splende sublime.
[…] stendi la destra tua mano a salvarmi,
La sorte mia compirà il Signore
portando a termine l’opera sua:
la tua pietà permane in eterno,
non interrompere, Dio, la tua opera.
«Tu sarai la forza mia
La mia strada il mio domani
Il mio sole e la pioggia
Il fuoco e la goccia dove io mi tufferò
Tu sarai la forza mia
Il mio gancio in mezzo al cielo
Il colpo al cuore
Il paradiso dentro me»
(Marco Carta – di P. Carta)
piccolo omaggio sanremese
Fonte: Buttadentro, canale Telegram gestito da Piotr Zygulski
Foto di Joshua Lindsey da Pixabay