Don Lucio D’Abbraccio
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Eccomi, manda me!
La parola del Signore che ci viene offerta nelle tre letture di questa quinta domenica del tempo ordinario ci presenta tre vicende che gli studiosi chiamano: racconti di vocazione, ossia chiamata.
La prima lettura è il racconto della vocazione di Isaia. La chiamata di Isaia, vissuto nell’ 8° secolo avanti Cristo, viene descritta in modo solenne e mette in evidenza la santità di Dio, dinanzi al quale ogni persona è «dalle labbra impure» e ha bisogno di essere purificata col «carbone ardente preso dall’ altare», per sentirsi ripetere: «Ecco, questo ha toccato le tue labbra, perciò è scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato». Anche Pietro, ci dice l’evangelista Luca, dinanzi alla potenza di Gesù nella pesca prodigiosa, esclama: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Dinanzi a Cristo che si è rivelato anche a lui Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, dichiara: «Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio».
Di fronte al Signore che fa irruzione nella nostra vita, che ci sceglie, che ci chiama, che ci invia per una missione, non possiamo non sentire la nostra pochezza, i nostri limiti, i nostri peccati. Questa constatazione non ci impedisce di rispondere come Isaia: «Eccomi, manda me!», oppure ripetere il gesto dei discepoli, che lasciarono tutto e seguirono Gesù.
Per compiere la missione alla quale il Signore ci destina è necessaria la nostra risposta di persone libere e consapevoli, ma l’iniziativa è sempre di Dio, che appare a Isaia, che ferma Saulo sulla via di Damasco, che dice a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». È la parola di Dio fatta carne in Cristo che chiama e, mentre chiama, trasforma e rende capaci di dare una risposta generosa e incondizionata. Alla richiesta che appare insensata – Simone e i suoi compagni hanno faticato tutta la notte senza pescare nulla e per di più sanno bene che si pesca poco in pieno giorno – Pietro mette da parte le sue certezze e risponde senza indugio: «sulla tua parola getterò le reti». È un’affermazione straordinaria, che esprime l’essenziale della fede cristiana: un’adesione fiduciosa e profonda a Gesù, un’obbedienza alla sua parola. È la parola di Gesù che trasforma i pescatori del lago di Cafarnao in pescatori di uomini. Luca annota dicendo che Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Pietro da pescatore di pesci deve diventare pescatore di persone, capace cioè di condurre uomini e donne al Signore. E questa promessa gli viene rivolta proprio mentre egli confessa la propria inadeguatezza, a riprova di come solo grazie all’ adesione al Signore egli potrà scacciare ogni paura e compiere ciò che alle sue forze sarebbe impossibile.
Il racconto evangelico si conclude con un’annotazione che, nella sua brevità , può riassumere il senso di un’intera vita: i tre pescatori «tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono». Quegli uomini che dicono «sì» a Gesù e lo seguono rinunciano al loro lavoro, abbandonano la famiglia e la casa. Il loro «sì» comporta delle rinunce che Pietro, Giacomo e Giovanni – e tutti coloro che dicono «sì» al Signore – hanno vissuto con gioia perché hanno accettato liberamente di non anteporre nulla all’ amore di Cristo, hanno deciso di «stare con lui» (cfr (Mc 3, 14) nella certezza che «il suo amore vale più della vita» (cfr Sal 63, 4).
Ci sono dei momenti nella nostra vita in cui Dio si rivela anche a noi, ci chiama a seguirlo, non in modo spettacolare ma nei modi più diversi. Tutti, dunque, siamo chiamati a seguire il Signore. Sta a noi riconoscere la sua voce, discernere i segni della sua volontà . È nell’ ascolto della sua Parola, nella contemplazione, nella preghiera, che ci rendiamo pronti e disponibili ad accogliere la sua chiamata, che non è riservata a pochi eletti – la vocazione non è riservata ai soli sacerdoti, ai religiosi e alle religiose -, ma è rivolta a tutti, anche se per missioni e servizi diversi. Dio chiama per affidare un compito, per coinvolgerci nel suo progetto di salvezza. La risposta dei profeti e degli apostoli a volte è immediata, gioiosa, altre volte è titubante, perplessa, ma tutti, alla fine, dicono il loro «eccomi».
Come ci comportiamo noi di fronte alla scelta e alla chiamata del Signore che ci vuole impegnati nel suo servizio e nel servizio ai fratelli, sia nella comunità ecclesiale che in quella civile? Sappiamo fidarci veramente della parola del Signore? Oppure ci lasciamo scoraggiare dai nostri fallimenti? Siamo pronti a seguirlo?
Ci aiuti la Vergine Maria a rispondere generosamente alla chiamata del Signore e a comprendere sempre più che essere discepoli significa mettere i nostri piedi sulle orme lasciate dal Maestro: sono le orme della grazia divina che rigenera vita per tutti.