AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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“Si prende forse la lampada per metterla sotto il vaso o sotto il letto? Non la si prende invece per metterla sul candeliere?”.
Certamente no, ci verrebbe da rispondere a Gesù. Ma la vera domanda è: perché abbiamo paura di accendere la luce? Perché non vogliamo vedere che cosa si nasconde nel nostro buio. In fin dei conti è forse questo il vero motivo che non ci fa mai mettere la luce al posto giusto. Ad esempio la fede è bene che rimanga in un cassetto perché se fosse messa in alto saremmo costretti a fare i conti con cose con cui non vogliamo fare i conti.
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La verità è bene che sia confinata nei discorsi generalizzati e astratti perché se fosse applicata su di noi saremmo costretti a dei cambiamenti. Potremmo continuare così all’infinito, per questo Gesù continua dicendo:
“Poiché non vi è nulla che sia nascosto se non per essere manifestato; e nulla è stato tenuto segreto, se non per essere messo in luce”.
Per questo ogni vero cambiamento nasce da un atto di sincerità autentico e totale. Mi capita spesso di dire che ciò che blocca la nostra vita è non avere nessuno con cui almeno una volta nella vita e totalmente abbiamo svuotato il sacco. Disseminiamo pezzettini di noi a infinite persone, ma nessuno sa mai veramente tutto e totalmente.
In questo tipo di tenebra e frammentazione il male prospera e ci tiene in ostaggio. Se trovassimo il coraggio di accendere totalmente la luce ci accorgeremmo che il grosso dei nostri problemi sarebbe già risolto. Il valore di una narrazione di noi totale e sincera non serve a dire tutto a tutti, ma almeno a poter dire tutto a qualcuno. Già solo quest’atto di umiltà ci metterebbe al sicuro dalla logica del male che prospera lì dove non si accende mai la luce.
San Giovanni Bosco sapeva bene che una buona confessione poteva far ripartire la vita. Ma una buona confessione non consiste in un’analisi complicata delle proprie azioni, ma nella consegna semplice e senza manomissione di ciò che abbiamo fatto. Chi si educa a questa semplicità, progredisce velocemente in santità.
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Alcune volte mi capita di incontrare cose belle, esperienze di bene che mi riempiono il cuore di gratitudine, ma il più delle volte le persone che fanno questo bene vivono in ostaggio di un’umiltà errata: nascondere il bene per non montare in vanagloria. Certamente è un pensiero giusto quello di vigilare su questa tentazione, ma se chi fa il bene nasconde la potenza del bene, allora ci rimane solo il male che solitamente non ha bisogno di essere messo in evidenza perché ci pensa da solo a farsi pubblicità.
Ecco allora che ci vengono in aiuto le parole del Vangelo di oggi: “Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O piuttosto per metterla sul lucerniere?”. Se hai un dono non nasconderlo, mettilo a disposizione di tutti. Se hai incontrato qualcosa di bello non tenertelo per te, fai partecipe gli altri. Se veramente la fede per te è una luce accesa nel buio allora non avere paura di mettere questa luce in alto perché illumini tutto il resto.
«Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha». È una grande responsabilità pensare che noi decidiamo in che modo saremo giudicati. Se conservassimo questa consapevolezza credo che impareremmo a usare anche più misericordia. Infatti non di rado siamo spietati con il nostro prossimo e poi imploriamo a Dio misericordia per noi stessi.