COME AGNELLI IN MEZZO AI LUPI
«Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi». Nella memoria dei Santi Timoteo e Tito, discepoli di San Paolo, troviamo queste parole di Gesù che tratteggiano l’identità dell’evangelizzatore: un agnello tra i lupi.
Sappiamo che il Nuovo Testamento e la sacra liturgia associano la simbologia dell’agnello prima di tutto allo stesso Gesù. Giovanni Battista lo chiama “l’agnello di Dio” che prende su di sé il peccato del mondo. Gli evangelisti riferiscono a lui il passo di Isaia: «Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori…» (Is 53,7). L’Exultet pasquale proclama Gesù il «vero agnello» prefigurato da quello della pasqua ebraica, per mezzo del quale siamo consacrati da Dio e liberati dalla schiavitù del peccato.
I discepoli di Gesù, plasmati dal Sacramento dell’Amore, dovrebbero assumere i tratti del loro Maestro, dell’Agnello di Dio, che disse: «Imparate da me che sono dolce e umile di cuore!».
Ma questa dolcezza e umiltà vanno ben comprese. Sono la capacità di non rispondere al male con il male, di tenere conto del male ricevuto, di non lasciarsi scalfire dalla malvagità che c’è nel mondo, di sopportare ogni cosa per amore di Dio senza perdere la pace, sapendo che la santa Croce è l’arma più potente nelle mani del discepolo di Cristo.
Nella prima lettura odierna Paolo scrive infatti a Timoteo: «Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo».
Il discepolo del Signore non è quindi remissivo e timido, ma forte e coraggioso. Assomiglia a un agnello sul piano della bontà, della dolcezza, del candore, ma è più simile a un leone sul piano del coraggio, dell’ardore e della capacità di affrontare ogni avversità, di rimanere saldo nella verità dinanzi alla menzogna e di evitare le occasioni peccato, in modo da mantenersi puro e saldo per il trionfo del Regno di Dio.
Come possiamo assumere anche noi i lineamenti dell’Agnello di Dio?
Ecco un bellissimo consiglio di San Francesco di Sales: «Tieniti sempre vicina a Gesù crocifisso, sia spiritualmente con la meditazione sia realmente con la santa comunione, perché come quelli che dormono sull’erba detta agnus castus diventano casti e pudichi, così tu, posando il tuo cuore su quello di nostro Signore, che è il vero agnello casto ed immacolato, vedrai che ben presto la tua anima ed il tuo cuore si troveranno purificati da tutte le brutture ed impurità» (Filotea, III, cap. XIII).
O Maria, Mater purissima, aiutaci ad essere miti e forti per annunciare con la nostra vita il Vangelo della Gioia. Amen.