Sr. Palmarita Guida – Commento al Vangelo del 25 Gennaio 2022

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Oggi la Chiesa ci fa fare memoria della conversione di Paolo di Tarso. È lunico santo di cui ricordiamo liturgicamente la “conversione”. Degli altri ricordiamo la nascita al Cielo. Anche di Paolo il 29 giugno. Ma la data di oggi è più importante direi di quest’ultima. Perché Paolo è il più grande convertito di tutti i tempi, ed è il modello di ogni conversione.

Non solo, ma ci dice che tutti, proprio tutti, vengono raggiunti dalla misericordia di Dio per convertirsi al suo amore. Paolo infatti non aveva conosciuto Gesù, non era stato evangelizzato dagli apostoli e per di più, e qui sta la genialità di Dio, era nemico della “nuova setta”, chiamata “quelli della Via”. Diciamo che la conversione di Paolo giovane fariseo doc, è stata la “vendetta” di Dio sul suo popolo e sullo staff religioso che non solo non lo aveva riconosciuto ma lo aveva ucciso.

E allora Gesù apparendo come Luce a questo zelante fariseo, lo fa morire a sua volta al suo fariseismo e lo fa rinascere cristiano. Ciò sarà documentato più volte dallo stesso Paolo raccontando la rivelazione  di Dio che ebbe sulla strada per Damasco e che gli cambió la vita. Da quel giorno Paolo si trasformò da nemico di Gesù a suo amico, a suo collaboratore stretto, sino a diventare un altro Cristo, che come lui predicava l’amore di Dio, guariva e liberava chi era oppresso dal male.

Questa pagina evangelica oggi ben si adatta alla sua vita ma anche alla nostra, a quella di qualsiasi battezzato. Anche noi come Paolo siamo risorti in Cristo nel battesimo e vana è la nostra fede se non crediamo in questo, come ci direbbe ancora oggi Paolo. Per cui abbiamo tutte le carte in regola per testimoniare il suo amore al mondo. Ma per fare questo dobbiamo essere in uno stato permanente di conversione, cioè di passaggio dal male al bene, dalle tenebre alla luce.

Spesso di parla di una seconda conversione nella vita, quella più forte che ti fa decidere per Dio, costi quel che costi. Diversi santi l’hanno sperimentata. L’importante tuttavia è lasciarsi “cadere per terra”, cioè arrendersi a Dio, come Paolo di fronte a Gesù risorto che sulla strada della nostra quotidianità, tra le cose che facciamo, tra i progetti che stiamo attuando, si rivela come l’Unico necessario, Colui che dà senso a tutta la nostra vita. Paolo ha combattuto la battaglia della sua vita, e lo ha fatto con molte prove, sofferenze, persecuzioni. Ma ha conservato la fede, che lo ha portato a dire:”questa vita che io vivo nella carne, la vivo nella fede del Signore Gesù che mi ha amato e ha dato la sua vita per me”.

Che ciascuno di noi oggi implori a Paolo questa fede gigantesca per poter sperimentare come lui cosa significhi “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. Buona “caduta da cavallo” a te! Anche tu puoi essere un altro S. Paolo per il mondo di oggi.


A cura di Sr Palmarita Guida della Fraternità Vincenziana Tiberiade