Per andare a prenderlo. Il modo di relazionarmi a Dio è uno specchio in cui vedo riflessi i tratti che caratterizzano i rapporti con le persone attorno a me, e viceversa: le relazioni con le persone care o nemiche riflettono qualcosa del rapporto con il Signore. Sono due facce della stessa medaglia della mia esistenza di persona collocata sempre all’interno di una rete di legami.
I suoi vogliono prendere Gesù. È il bivio di fronte al quale mi trovo: possedere, rischiando di soffocare nella stretta delle mie mani e delle mie idee chi vive accanto a me; oppure lasciar essere e scoprire che la relazione è il luogo del decentramento dove l’altra o l’altro non coincide con l’idea che mi sono costruito, lasciar essere e scoprire che la persona accanto a me respira secondo un ritmo differente dal mio.
È fuori di sé. Gesù è giudicato pazzo. La vita alcune volte somiglia a una comoda poltrona sulla quale sedere e distendersi. La vita altre volte, invece, somiglia a un luogo immerso nella penombra: lì muovo un passo alla volta senza la garanzia di scorgere l’intero sentiero.
In questo secondo caso, sono chiamato a prendere posizione e si dispiega di fronte a me un altro bivio: o la decisione conveniente, il quieto vivere, fatto di parole a metà e di lunghi silenzi; oppure la presa di posizione, armata della consapevolezza che non possiedo la ricetta della verità ultima della situazione che abito, eppure posso comprendere e scegliere di espormi per una ragione di cui sperimento la dignità.
Carmine Carano SJ
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato