mons. Giuseppe Mani – Commento al Vangelo di domenica 16 Gennaio 2022

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Il Primo segno

Se il cambiamento dell’acqua in vino è il primo segno, deve necessariamente significare qualcosa che illumina tutta l’opera di Gesù. E’ evidente quindi che Gesù parli della sua Ora, che in San Giovanni è sempre designata come l’Ora pasquale. L’Ora in cui avviene la manifestazione della sua gloria che, nel quarto vangelo, designa sempre la Pasqua in cui Gesù viene glorificato.

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La narrazione delle nozze di Cana è piena di reminiscenze bibliche. Nei libri sapienziali e in particolare nel Cantico dei Cantici il simbolo del vino è usato per parlare dell’amore: “Il tuo amore è meglio del vino” (Cantico 1,2). Nei profeti Dio sposa la vigna che ha piantato; la sogna e gioisce con lei come lo sposo gioisce con la sposa. Tutto questo fa pensare alle nozze di Cristo con l’umanità. Ne parla L’Apocalisse e la lettera agli Efesini. Nozze di vino, nozze di sangue, nozze dell’Alleanza, Alleanza nuova ed eterna. Vino antico e vino nuovo. Ecco la costellazione a cui si possono aggiungere le stelle di altri testi compresi quelli della Cena.

Le sostituzioni. Gesù si sostituisce allo sposo, perché è lo sposo che procura il vino e decide quando servirlo. Il vino va a sostituire l’acqua. Nel brano seguente Gesù si sostituisce al tempio (v. 21). In 1,17, si sostituisce a Mosè e la grazia e la verità vengono a prendere il posto della Legge, come il vino prende il posto dell’acqua nelle giare rituali dei Giudei. In 1,9 Gesù si sostituisce al Battista. Nel cap. 3 la nuova nascita dall’acqua e dallo Spirito soppianta quella naturale precedente. Il quarto evangelo è pieno di queste sostituzioni. Ogni volta c’è una realtà nuova: la realtà piena viene a prendere il posto di quella che già c’era. Qui le nozze di YHWH con Israele, nozze nell’acqua (il mar Rosso, nel quale Israele è stato battezzato), sono relativizzate dalle nozze nel sangue. In effetti la “moltiplicazione” del vino, come la moltiplicazione dei pani, rimandano al dono della carne e del sangue.

La Madre e lo Sposo. Giovanni non dice mai chi è lo sposo: non nomina mai l’umanità né la Chiesa. Lo sposo è chiaramente indicato in Cristo come dirà Giovanni, il Battista: “Chi possiede la sposa è lo sposo”. L’Apocalisse poi sovrappone le immagini della madre e della sposa. Nel vangelo ci sono due coppie: la coppia dei giovani sposi e la “coppia” Gesù e sua madre. Sua madre, che ritroveremo ai piedi della Croce, dove diventerà madre dell’uomo nuovo. Maria è madre e sposa. Traducendo “la madre di Gesù”, come la chiama sempre Giovanni, è la donna che ricapitola l’umanità. Riceve il Verbo come un seme. Così è sposa. Facendo questo mette al mondo Dio. Così è madre. In questo modo la vediamo condurre Gesù a manifestare la sua gloria, cioè a manifestare il mistero di Dio Amore . Mette così al mondo Dio una seconda volta; questa volta lo ha partorito alla “vita pubblica”, la sua opera pasquale. Questo ci interessa perché, essendo Maria l’immagine della Chiesa, ci propone esattamente quello che noi dobbiamo fare: accogliere la Parola e darla al mondo.

I “servitori sapevano”. Nel testo evangelico ci sono coloro che sanno (Gesù, sua Madre, i servitori e, alla fine, i discepoli) e coloro che non sapevano, tutti gli altri. Questa opposizione tra coloro che sanno e coloro che non sanno continuerà per tutto il Vangelo di Giovanni. I beneficiari del segno rimangono nell’ignoranza. Soltanto alla fine del vangelo sarà fatta luce: quando col dono della vita conosceremo che davvero Dio è Amore, lo sposo. È la che il Figlio e il Padre saranno glorificati l’uno dall’altro.

L’amore è al centro, ma non un amore astratto: un amore che implica la carne e il sangue. Nel Cristo, Dio diventa con l’umanità “un solo corpo”: “Questa è carne della mia carne e osso delle mie ossa”. L’Alleanza è totale. Ecco le nuove nozze che Gesù Cristo sostituisce alle antiche prendendo il posto dello sposo.

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