Religioni “del Libro”.
Così il Corano chiama, nella Sura V, le altre due religioni – Ebraismo e Cristianesimo – che con l’Islam condividono il riconoscere il loro padre in Abramo, e il fondarsi su testi sacri. Sono la Bibbia ebraica, recepita integralmente dal Cristianesimo – che la amplia con altri testi antichi e con il Nuovo Testamento – e il Corano, che assume le tradizioni ebraica e cristiana e le rielabora.
Ma – al di là delle differenze – quali aspetti comuni condividono queste tre religioni per il fondarsi su testi scritti?
Nata 5.000 anni fa come ausilio al commercio, la scrittura, da strumento per “contare” quantità di merci e denaro, diventa gradualmente strumento per “raccontare” la storia dell’uomo e trasmetterne la cultura, in particolare nell’ambito sacro. E qui essa diviene Scrittura, con l’iniziale maiuscola. Un prodotto dell’uomo, recepita però come parola di Dio, in cui Dio parla direttamente al popolo, come attraverso un oracolo, immutabile e sacra. Ma c’è scrittura e scrittura. Il greco, nella sua completezza fonetica, rende univoca la lettura dei testi cristiani, che gli sono affidati, mentre in ebraico e in arabo l’assenza dei segni vocalici richiede l’intervento creativo di un lettore, che trasformi il segno in parola. Senza dimenticare che, in ebraico, un ulteriore livello interpretativo è offerto dal valore numerico delle lettere, e quindi delle parole che esse compongono. Primi indizi, utili a comprendere come, nelle tre tradizioni, gli elementi testuali giochino ruoli diversi.
Fonte: La Nuova Regaldi