Commento al Vangelo di giovedì 6 Gennaio 2022 – p. Alessandro Cortesi op

643
p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

La storia dei magi ci richiama non solo ad un’atmosfera fantastica ma ad una vicenda drammatica. Sotto traccia alla narrazione sta il riferimento alla violenza e al rifiuto che hanno segnato la vita di Gesù. E il racconto contiene anche una sottile polemica nei confronti di un modo di intendere il rapporto con Dio in termini esclusivi e violenti.

Da qui prende spunto una prima riflessione che potrebbe avere come titolo: Erode e le chiusure dei ricchi. Erode infatti e con lui tutta la città di Gerusalemme spaventata dall’arrivo di questi sconosciuti cercatori, sono il paradigma di un mondo ricco, chiuso nelle dimensioni del proprio sapere e dominio, asserragliato nel senso di superiorità nei confronti degli altri.

E’ il mondo che vede l’altro come minaccia, che non sa assumere l’attitudine dell’ascolto ma pretende di avere in mano tutte le risposte e di possedere Dio stesso nei propri quadri di pensiero. E’ il mondo religioso che non sa nemmeno leggere i propri riferimenti e la propria tradizione. La Gerusalemme di allora è anche la Gerusalemme di oggi che dovrebbe essere città di incroci, di incontri, di costruzione di pace e vive invece ciò che è contrario a tutto questo, ossia il rifiuto e l’esclusione, il tentativo subdolo di carpire dall’altro vantaggi per mantenere saldo un potere fondato sulla paura. Per questo rimane scossa dall’arrivo di chi, da lontano, insegue luci che potrebbero illuminare un cielo ormai senza più stelle. Quando si coltiva la pretesa di usare un potere senza limite, di non aver bisogno di riconoscere l’altro, si cade nella condizione della Gerusalemme preda della paura e dello sgomento. I progetti di Dio disorientano e spiazzano: l’incontro con lui non avviene nella città santa ma fuori dell’accampamento. Non è Dio di qualcuno, ma Dio di tutti.

I magi per contro, con il loro cammino insieme e aperto, costituiscono l’anti Erode. Non sono i ricchi asserragliati nelle loro sicurezze, orgogliosi del loro Dio da opporre al Dio dei nemici. Sono autentici sapienti, consci della fragilità di ogni profondo sapere e per questo sempre ricomincianti, attenti a scorgere i segni, aperti alla parola che può provenire dall’interrogazione e dallo scambio.

Sono nella condizione di chi coltiva un desiderio, di chi insegue sogni e cerca luci nella strada.

I magi indicano la sorpresa di un Dio diverso dal Dio dei sistemi religiosi: è un Dio che genera gioia e non può essere rinchiuso in uno schema culturale o in appartenenze regionali e geografiche. Da lontano giungono in cammino per strade incerte, ritrovate nella ricerca, nel domandare…

Infine la stella è la grande protagonista del cammino dei magi: la stella li guida sino all’incontro con un volto. Quella stella racchiude la luce di uno sguardo ed è anche brillio di piccoli segni che quello sguardo contengono e comunicano. La stella ha i tratti del segno che chiede attenzione, uscita, cammino. E sempre precede: ricorda che la presenza stessa di Dio non è esito di costruzioni umane, di sforzo e di calcolo, ma si offre come dono. La gratuità è il carattere della stella che illumina e si dona ad aprire cammini. E genera gioia a color che la ritrovano dopo momenti in cui ha prevalso il buio. La luce della stella è rinvio al Dio che sconvolge i piani di chi si sente al centro e al di sopra degli altri. E’ indicazione ad ascoltare i cammini di chi vie una ricerca sincera, i magi di ieri e quelli di oggi che sperimentano la sincerità di sapersi poveri e bisognosi degli altri. Possiamo pensare alle tante persone che nel loro ambito di impegno e lavoro continuano a cercare, si pongono domande, cercano quel senso profondo della vita nel rispondere a impegni, situazioni del quotidiano e si lasciano interpellare a partire dai volti incontrati.

I magi sono testimoni di chi si pone in cammino e continua il cammino attuando un passaggio dall’orgoglio di un sapere anche teologico alla mendicità che riconosce limiti e incertezze: e per questo valorizza ogni luce, e cerca di recare i propri doni.

I magi ci richiamano a tre percorsi per noi in questo nostro tempo:

Un primo percorso apre a maturare consapevolezza sulle diverse forme di dominio che caratterizzano la nostra vita. Partecipi del mondo occidentale, residenti in paesi ricchi, situati nella parte di mondo privilegiato nel tempo delle disuguaglianze si tratta di imparare ad individuare e chiamare per nome le attitudini che portiamo dentro come colonizzatori e dominatori. La presenza di tanti magi oggi che portano con sé “l’appello dell’altro’ è motivo per profondi cambiamenti, superando le paure e accogliendo la provocazione ad una ricerca nuova. Anche nella vita delle comunità cristiane possiamo imparare a scorgere le chiusure e gli irrigidimenti che impediscono di ascoltare le voci dai margini che chiamano ad una condivisione, a ripensamenti di modi di intendere la vita nell’ascolto di Dio.

Un secondo percorso può essere individuato nel dare un nome alle stelle, cercando nel buio che copre il presente le luci che illuminano il cammino e generano incontro. Il cammino dei magi è cammino di speranza, di scoperta di una gioia che irrompe come dono all’interno di un andare che è insieme e segnato dall’interrogarsi.

Un terzo percorso è individuare i magi di oggi, che sono coloro che provengono da lontano, che richiamano un volto di Dio che spiazza le nostre certezze. Per seguire quelle indicazioni di chi è capace di sognare e nel sogno scorge le chiamate di Dio.

Alessandro Cortesi op