Oggi ci è proposto il Salmo 147: è la seconda parte del salmo ebraico (scorporato in 146+147 per la numerazione greca) che parla di creazione e custodia della stessa, con un tono già originariamente liturgico: contempla l’agire di YHWH – il costruttore, il radunatore, l’elevatore, il donatore… – nell’universo e nella storia.
È stato composto dopo l’esilio babilonese, durante la ricostruzione di Gerusalemme, resa sicura dagli assalti nemici, fiduciosa nella pace a tal punto da spalancare le porte a tutti. Questa seconda parte è stata utilizzata spesso dai cristiani in senso eucaristico, anche per il riferimento al “grasso”, alla parte migliore del frumento, così come pure nella liturgia siamo invitati a rispondere: «Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi».
Infatti lo svelarsi della Parola può assumere un nuovo significato alla luce dell’Incarnazione, ma già la lettera del Salmo implica una relazione speciale tra Dio e il suo Popolo, Israele=Giacobbe, al quale grazie a Mosè e ai Profeti si fa conoscere in un modo assolutamente inedito. Questo dono si estende a chiunque viva la Parola.
Gloria al Signore, o Gerusalemme,
canti componi al tuo Dio, o Sion.
È lui che ti è custodia alle porte
e in te raccolti i tuoi figli difende;
lui che ti cinge di pace i confini
lui che ti sazia con fior di frumento.
È lui che manda il messaggio alla terra:
fulminea corre la sua Parola.
[…]
Svela a Giacobbe la sua Parola,
legge e decreti al suo Israele:
cosa mai fatta a nessun’altra gente:
mai ad altri svelò la sua legge.
«Quando ci rechiamo al Mistero, se ne cade una briciola, ci sentiamo perduti. E quando stiamo ascoltando la Parola di Dio, e ci viene versata nelle orecchie la Parola di Dio e la carne di Cristo e il suo sangue, e noi pensiamo ad altro, in quale grande pericolo non incappiamo?» (Origene).
Fonte: Buttadentro, canale Telegram gestito da Piotr Zygulski
Foto di Joshua Lindsey da Pixabay