AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€
Le date e i numeri di un calendario sono segni convenzionali, sono segni e numeri inventati per misurare il tempo. Tra qualche ora di fatto cambierà molto poco, eppure la percezione di un anno che finisce ci costringe a fare sempre un bilancio. Quanto abbiamo amato? Quanto abbiamo perduto?
Quanto siamo diventati migliori, o quanto siamo diventati peggiori? Il tempo che passa non ci lascia mai uguali. La liturgia ha un modo tutto suo di farci fare un bilancio. Essa lo fa attraverso le parole iniziali del Vangelo di Giovanni; parole che possono sembrare difficili ma che in realtà riflettono la profondità della vita:
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“In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”.
Al fondo di ogni nostra vita risuona una Parola più grande di noi. Essa è il motivo per cui esistiamo, per cui il mondo esiste, per cui ogni cosa esiste. Questa Parola, questo Verbo, è Dio stesso, è il Figlio, è Gesù. Il nome del motivo per cui siamo stati fatti si chiama Gesù. È Lui il vero motivo per cui ogni cosa esiste, ed è in Lui che possiamo capire ciò che esiste. La nostra vita non va giudicata confrontandola con la storia, con i suoi eventi e la sua mentalità.
La nostra vita non può essere giudicata guardando a noi stessi e alla nostra sola esperienza. La nostra vita è comprensibile solo se la si accosta a Gesù. In Lui tutto assume un senso e un significato, anche di quello che di contradditorio e ingiusto ci è capitato. È guardando a Gesù che capiamo qualcosa di noi stessi. Lo dice bene un salmo quando afferma: “Alla tua luce vediamo la luce”.
Così l’unico bilancio autorizzato di questo anno lo possiamo fare solo guardando a Lui, e ricordandoci che per quanto possano sembrare a volte grandi le tenebre che abbiamo vissuto, esse non hanno vinto la Luce che conta.
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L’ultimo giorno dell’anno è un buon giorno per poter far memoria del principio. Forse per questo la liturgia ci fa leggere l’incipit del Vangelo di Giovanni affinché esso diventi la chiave di lettura di tutto ciò che è accaduto dopo. Sarebbe però un problema dover commentare tutte le parole in esso contenute. Vorrei però che fissassimo la nostra attenzione su un dettaglio in esso scritto: “la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”.
Ogni vita per essere vissuta ha bisogno di argini. L’esperienza di non vivere a caso ma secondo un metodo, una strategia, è l’unica via che ci conduce da qualche parte. La Legge, di cui parla il Vangelo, ci è necessaria come ad un giovane albero è necessario un supporto per poter crescere verso l’alto. Ma non basta la Legge. Ogni vita per essere davvero degna di questo nome non ha solo bisogno di regole, ma di senso. Gesù è colui che è venuto a portarci il senso. Ed esso è sempre esperienza di grazia e di verità.
La grazia è la verità che si fa esperienza, è sentirsi amati, sentirsi di qualcuno, sentirsi unici. La verità è l’esperienza della grazia che si fa direzione, orientamento, significato, via. Dovremmo domandarci quanta grazia e quanta verità ci sono stati nella nostra vita in questo anno appena trascorso. Quanta grazia e verità abbiamo sprecato perché abbiamo vissuto senza metodo. E quanta grazia e verità c’hanno salvato la vita. È questo il nostro esame di coscienza che in ogni caso deve concludersi sempre con un “grazie”.
Infatti il dono più grande è sentire gratitudine per le cose belle ma anche per quello che abbiamo imparato dalle cose brutte. La gratitudine è lo splendore del Verbo che ha vinto le tenebre del mondo, e del nostro cuore. Il demonio teme la gratitudine, vorrebbe sempre che vivessimo di sensi di colpa e rimpianti. Non assecondiamolo.