Pablo Erdozáin – Commento al Vangelo del 29 Dicembre 2021

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Simeone viveva nella speranza. Che splendida virtù! Uno dei più eccelsi doni che Dio ci dà quando ci battezzano. Mette nella nostra anima la capacità di aspettare con certezza tutto quello di cui abbiamo bisogno, perché il Signore ci ama come figli molto amati. L’uomo è un essere di desideri. Finché vive sulla terra, vive con il desiderio di ottenere il bene, la felicità, perché siamo stati creati per Dio, sommo bene e fonte di felicità infinita. Viviamo nella speranza, che dà le ali alla fede e all’amore.

Viceversa, chi non chiede a Dio di accrescere la speranza e non la coltiva, cade facilmente preda dello scoraggiamento e va sprofondando nei vortici della vita. Una persona senza speranza vive confinata nel disamore. Dobbiamo essere ‘ladri’ di speranza, dobbiamo rubare pezzetti di cielo, come diceva san Josemaría a quelli che attraversavano un brutto momento. Dobbiamo chiedere al Signore, con l’intercessione della Madonna, Spes nostra, di portare la luce della speranza in tutti i cuori.

Tutti quelli che intervengono nella scena sono andati al Tempio portati da Dio: Simeone mosso dallo Spirito, Maria e Giuseppe per compiere un precetto di Mosè, che è un precetto divino. Lasciare che Dio ci porti, andare con Lui da ogni parte e portarlo a tutti: così adempiremo la nostra missione sulla Terra e otterremo la felicità del Cielo.

Maria e Giuseppe si stupiscono delle cose che Simeone dice del neonato, perché Dio, mediante le parole dell’anziano, rivela loro cose nuove: che il bambino sarà segno di contraddizione in Israele e che una spada attraverserà l’anima di Maria, profetizzando la sequela e il rifiuto di Cristo da parte dei suoi contemporanei e, velatamente, la passione e morte del bambino Dio. Ancora una volta i cuori di Maria e di Giuseppe pronunciano un sì alla volontà di Dio, benché l’annuncio sia a un tempo di gioia e di dolore, perché sanno che Gesù è il Salvatore del mondo.

Pablo Erdozain


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