Enzo Bianchi – Commento al Vangelo di sabato 1 Gennaio 2022

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Divina maternità di Maria, Circoncisione, Santo nome di Gesù

«Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, al bambino fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre». In questo breve versetto, che costituisce la conclusione e il vertice del brano evangelico odierno, sono contenuti i tre fondamenti della festa che segna anche l’inizio dell’anno civile nelle terre dell’occidente. Cerchiamo dunque di addentrarci nella contemplazione di questo triplice mistero.

Gesù è nato a Betlemme (cf. Lc 2,4.15), ma potremmo dire che otto giorni dopo si canta la sua identità e perciò la sua appartenenza: come era prescritto dalla Legge, Gesù viene circonciso per entrare così nell’«alleanza santa» stipulata da Dio con Abramo (cf. Gen 17,10-11). Nella carne di Gesù quella ferita, che resterà per sempre, indica il suo essere figlio di Abramo, in alleanza definitiva e perenne con il suo Dio: quel segno inciso nel corpo di Gesù narra il suo essere ebreo, ed ebreo per sempre. Luca ricorda questo evento perché è decisivo riguardo all’identità e all’appartenenza di Gesù: la circoncisione è segno della promessa fatta ai padri che ora si è compiuta (cf. Lc 1,72-73), anche se è segno che verrà trasceso dalla Nuova Alleanza, per la quale appare necessaria la circoncisione non fatta da mano d’uomo (cf. Col 2,11), la circoncisione del cuore già richiesta dai profeti (cf. Ger 4,4)…

Ma la circoncisione è anche la circostanza in cui viene dato il nome al bambino, e così avvenne anche per Gesù: Giuseppe e Maria lo chiamano Jeshu‘a. In realtà questo nome – che fa riferimento all’impronunciabile Nome di Dio, JHWH – è dato da Dio stesso (cf. Lc 1,31), non dagli uomini: Gesù è un bambino che nasce per volontà e azione di Dio e, quindi, dargli il nome spetta a Dio. Jeshu‘a è invocazione di salvezza – «Signore, salva!» – ma è anche azione di salvezza – «il Signore salva»; questo nome, che racchiude in sé la vocazione personalissima e unica affidata a Gesù da Dio, abiliterà Gesù stesso a essere chiamato, dalla comunità cristiana credente in lui, «Figlio di Dio e Signore» (cf. Lc 1,32-33). È questo il Nome santo in cui gli uomini saranno salvati, il Nome attraverso il quale saranno operati segni, il Nome grazie al quale il regno di Dio si estenderà e Satana arretrerà. E tutta la storia cristiana narra la forza, la santità e la grazia di questo Nome, quando è invocato con tutto il cuore nella gioia o nel pianto, all’inizio della vita o alle soglie della morte…

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Infine, Gesù è «nato da donna» (Gal 4,4), e quella donna è Maria, la vergine di Nazaret guardata da Dio con un amore di predilezione (cf. Lc 1,48). È per opera dello Spirito santo che Maria è diventata gravida (cf. Lc 1,35), è per volontà di Dio che ha partorito colui che solo Dio poteva dare all’umanità. L’Altissimo si è fatto il Bassissimo, l’infinito si è fatto finito, l’eterno si è fatto temporale, il forte si è fatto debole: e questo, nel grembo di Maria. Sì, lo Spirito santo ha adombrato con la sua potenza il grembo di Maria e l’ha resa madre del Signore stesso: Gesù sarà detto il figlio di Maria e il Figlio di Dio. Così il frutto benedetto del grembo di questa donna è la benedizione di Dio promessa ad Abramo e ora fatta carne in Gesù, fatta uomo affinché tutte le genti siano benedette nel suo Nome. Davvero in Maria «la terra ha dato il suo frutto e ci ha benedetto Dio, il nostro Dio» (Sal 67,7).

All’inizio dell’anno civile, che di fatto è divenuto l’inizio dell’anno con cui scandiamo il succedersi degli eventi della nostra vita, questa festa ci dona un messaggio altamente significativo: la benedizione di Dio sull’umanità – cioè Gesù, nato da Maria simbolo dell’umanità intera – è su di noi ogni giorno della nostra vita, è benedizione di nozze tra Dio e l’umanità da lui amata.

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi