Come far capire a un gruppo di adolescenti la profonda interconnessione tra cristianesimo e società? In poco più di cento pagine, gli autori provano a raccontare dieci parole fondamentali per la dottrina sociale della Chiesa, utilizzando lo stesso linguaggio e gli stessi strumenti che utilizzano a scuola nel corso delle loro lezioni d’IRC.
Questo testo è strutturato in modalità mista. Vale a dire che, alla trattazione tematica in formato cartaceo di ciascun capitolo, si affiancano in formato digitale indicazioni, materiali e risorse utili a insegnanti ed educatori per poter strutturare altrettante unità didattiche di apprendimento di differente calibro e durata adattabile, con o senza valutazione, corredate da numerosi collegamenti interdisciplinari e risvolti di educazione civica. Tutto quel che è stato approntato risulta in piena consonanza con le indicazioni e le normative scolastiche, rese fruibili per intero, nella versione più aggiornata, in corrispondenza dell’Appendice normativa, per favorire al lettore un riscontro diretto ovvero stimolare una personale rielaborazione delle proposte avanzate.
Per accedere alle estensioni on-line sarà sufficiente scansionare il QR code indicato di volta in volta al termine del tema relativo, consultare l’elenco completo a pag. 125 oppure utilizzare il link https://effata.it/+6929734
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Leggi la prefazione
Sono trascorsi otto anni dall’elezione di papa Francesco al soglio petrino e, da quel suo inusuale saluto: «Fratelli e sorelle, buonasera», tanti cambiamenti sono avvenuti all’interno della Chiesa. C’è una forza propulsiva che scaturisce dal suo magistero, fatto più di gesti e di stili comportamentali che da testi e parole, che investe a trecentosessanta gradi la vita della Chiesa, delle comunità cristiane, di ogni singolo cattolico. E non solo: tutti sono interpellati dall’opera di questo Santo Padre che è padre di tutti e riesce a toccare i cuori di ogni uomo oggi sparso nel mondo.
Le tematiche che papa Francesco sta affrontando – fin dalla sua elezione – sembrano legate da un fil rouge che, attraverso le due grandi colonne della misericordia e della fratellanza, può essere sintetizzato, alla fine, in una sola domanda che risuona nel cuore di ciascuno: cosa sto facendo io per la Chiesa? Il filo rosso è quello della responsabilità, che sin dal primo minuto («Pregate prima voi per me e poi io vi benedirò»), il Papa ha ricordato alla coscienza di tutti i cattolici. Quel: «Pregate voi per me» non è una battuta automatica, messa nel finale di ogni incontro come un vezzo retorico, ma è una chiamata forte ad un cambiamento di stile, meno clericale e più solidale. È quindi questa domanda a scuoterci, a farci essere sempre in cammino, ogni volta che ascoltiamo le parole di papa Francesco. Ed è allora che mi viene in mente – se volessimo fare un parallelismo, forse anche un po’ azzardato – il discorso di insediamento alla presidenza degli Stati Uniti d’America di John Fitzgerald Kennedy: «Non chiedete che cosa il vostro paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro paese». Papa Francesco, attraverso i suoi documenti, sembra davvero porci davanti al quesito: cosa possiamo fare noi per la Chiesa?
Donna, Ecologia, Economia, Ecumenismo, Famiglia, Immigrazione, Kerygma, Lavoro, Pace e Scuola: leggendo i titoli dei vari capitoli di questo libro, si intuisce bene quanto siano vasti i campi del programma che il Pontefice ci invita a perseguire. A quali domande, tutte discendenti da quelle due colonne, siamo chiamati a rispondere.
Gli autori, Andrea Avellino e Rocco Salemme – infatti – sono riusciti, con il dono della sintesi, ad individuare le linee portanti di questo pontificato. Sfogliando questo prezioso libro, siamo in grado di avere una panoramica completa di quello che è – di fatto – «il magistero sociale di papa Francesco», citando il sottotitolo – assai esplicativo – del volume. Gli autori sono riusciti a proporre un validissimo e innovativo strumento per gli insegnanti di religione. La mia pluriennale esperienza nel delicato campo dell’educazione mi pone di fronte a questo volume con l’ottica del professore (non poteva che essere così, inevitabilmente) e, leggendo queste pagine, mi è venuto quasi naturale pensare ai miei ragazzi che ho accompagnato fino alla chiamata di direttore de «L’Osservatore Romano».
Le sezioni del volume riescono ad analizzare i temi proposti, con tanto di citazioni dirette e bibliografia di riferimento. A supporto di tutto ciò, il rimando ai contenuti on-line pone l’insegnante e il lettore-studente in una condizione di non passività, bensì di una creatività che stimola il cuore e la mente. Questo punto è essenziale: non è tanto quindi cosa pensa il Papa ma ascoltare il suo invito a far sentire la nostra voce, a dire noi come la pensiamo (alla luce dei suoi insegnamenti). C’è una domanda antica che qui risuona: «Voi chi dite che io sia?». È il Papa che ci interroga, ci invita a uscire, ad una pro-attività. E il libro restituisce questa dimensione. Il linguaggio multimediale è il nostro futuro e i giovani autori del testo lo sanno bene, vivendolo sulla propria pelle. In questa dialettica continua – tra testo e web – la mente si apre e riesce meglio ad entrare, ad assorbire concetti, parole, tematiche che questo strumento didattico ci presenta. In un mondo come quello che stiamo vivendo, in cui ci si ostina a voler porre muri, è importante vivere in prima persona il magistero che papa Francesco sta perseguendo: l’essere tutti fratelli comincia dall’educazione, fondamento per una società più giusta ed equa, più solidale e migliore.
Il compito che spetta alla pedagogia è fondamentale in tutto ciò. Prof… che ne pensa il Papa? – con la sua multidisciplinare creatività – riesce a porre le giuste basi per perseguire questo obiettivo che ogni educatore è chiamato a realizzare con i propri studenti.
È la pedagogia della domanda, tanto cara al Papa, che scommette sulla sana inquietudine dei giovani e fugge la facile scorciatoia delle risposte ben confezionate. Del resto, come efficacemente osservava Oscar Wilde: «A dare risposte sono bravi tutti, a fare le domande giuste ci vuole un genio».
Andrea Monda
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