p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 12 Dicembre 2021

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Luca è l’evangelista più attento al tema della fraternità. Tutto il Vangelo è uno sviluppo della fraternità per diventare figli. È la parola, la voce del profeta che svela la voragine di miseria in cui però si riverserà la sovrabbondanza della misericordia, della bontà del Signore. Ma deve essere svelata la voragine della miseria, dell’incapacità perché poi si possa comprendere, vivere e gustare la salvezza.

Qui vediamo la reazione di tre categorie di persone.

La prima è quella delle folle, praticamente tutta la gente normale. Poi quella dei pubblicani, una categoria particolare di ricchi, che avevano l’appalto delle tasse, godevano di una posizione di privilegio ed erano la categoria più odiata di tutte perché per conto dell’oppressore rubavano alla gente e imbrogliavano. Rappresentavano quelli che raccoglievano il denaro a nome dello stato (che così aumentava il suo potere) e a nome proprio perché c’era il di più che aggiungevano. La terza categoria: i soldati, che avevano le armi con le quali ottenere tutto, anche ciò che non si poteva ottenere col denaro.

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Tutti questi rappresentano come si svolge la storia. Tutti chiedono che fare.

“Che fare?”. È la domanda tipica dell’uomo che non è programmato dall’istinto, l’istinto è infallibile, l’animale non si chiede che fare, fa sempre giusto l’animale, se sbaglia lo devi abbattere perché è programmato dall’istinto. L’uomo, invece, sbaglia e non bisogna abbattere l’uomo che sbaglia. Vuol dire che ha sbagliato a valutare e quindi rimane aperta la domanda “Che fare?”.

Devi capire e poi essere sufficientemente libero per agire. Quindi nel fare confluisce l’intelligenza e la volontà, che è tipica dell’uomo, che ci rende simili a Dio, se usata con libertà. Se vengono usate intelligenza e volontà per raggiungere la schiavitù, o per far schiavi gli altri, allora diventano intelligenza e volontà di morte, cioè diaboliche. La domanda fondamentale quindi è che fare per avere la vita?

Le risposte che dà il Battista sembrano un po’ minimaliste “se hai due tuniche danne una” – Gesù dirà “lascia tutto” –; a quelli che pretendono i soldi dice “non rubate troppo prendete quel che è giusto” e ai soldati dice “accontentatevi della vostra paga e non fate violenza e vessazioni”. Sembra una risposta minimalista perché noi ci aspetteremmo che il Battista contestasse il potere, organizzasse la rivoluzione in modo che il popolo finalmente diventasse sovrano e diventassimo tutti padroni.

Se, invece, esaminiamo bene queste risposte sono più intelligenti di quel che pare e minano in radice i criteri che governano il nostro modo di agire.

Il Battista tratta alla radice il concetto di giustizia che è somma ingiustizia. Dice “chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha”. Vuol dire che non devi accumulare, ne basta una, l’altra è di tuo fratello; questa è la giustizia di Dio che è Padre. S’intacca alla radice l’accumulare.

I beni del mondo sono per tutti. Non dobbiamo far le guerre per avere tutto il petrolio noi e consumarlo, mentre gli altri muoiono e non fa notizia quanti ne muoiono. È il senso della proporzione: quando usciremo dal delirio? Quando sapremo che un povero cristo vale come il presidente della repubblica? Vale come Dio. Perché Dio si è identificato con l’ultimo degli uomini. Questa è la giustizia di Dio. Quando noi capiremo questo, vedremo che il mondo cambierà. Quindi il Battista non è minimalista come pare.

Così quando parla agli esattori non contesta lo stato e le tasse, l’uomo è animale politico, quindi è giusto che paghi le tasse perché si distribuiscano i beni e si facciano dei servizi. Non si mette a contestare neanche il dominio romano perché potrebbe anche esercitare la giustizia. Nella situazione che c’è, dice cosa sia possibile fare per fare il bene, cioè che queste tasse servano davvero per il bene comune e non esigere di più di quello che si deve. Per quanto riguarda i soldati è chiaro che ci voglia la forza per far rispettare il convivere civile – i delinquenti ci sono sempre – in genere però diventano capi per cui le armi sono al servizio loro – ma le armi devono essere a servizio della giustizia e contenere la violenza. Adesso le armi hanno solo il potere di distruggere tutto, quindi ci vuole una nuova coscienza. Lui non contesta il fare i soldati in sé, ma lo si deve fare a una condizione: ricevete la vostra paga, non vessate e non fate i sicofanti.

“Accontentatevi delle vostre paghe”.

Che fare? Tutti ci chiediamo che fare dei nostri beni, che fare del nostro denaro, che fare della nostra forza. Usarla esattamente nel modo opposto del quale normalmente facciamo. I beni non si usano per accumulare, ma per condividere. Il denaro poi diventa il sommo bene, più ne hai meglio è: non va bene. Tieni il giusto.

La violenza non sia arbitraria, la forza serve per tenere quell’ordine di giustizia stabilito, che si tiene molto meglio senza violenza, ed una volta era l’unico mezzo. Come si vede il Vangelo di Luca entra già nel dettaglio, perché Luca, a differenza del Vangelo di Marco, si confronta davvero con la storia che va.

Il Battista, come anche Gesù Cristo, nel Vangelo di Luca spesse volte pone delle domande esplicite, suscita delle domande, degli interrogativi. È importante interrogarsi, domandarsi. È venire alla consapevolezza, venire alla luce. Diversamente si sta pericolosamente dormendo.

La gente si chiede se Giovanni sia il Cristo. Aveva avuto una grossa risonanza Giovanni con la sua predicazione. Davanti a questa domanda Giovanni dice la cosa più bella. “Io vi battezzo con acqua”.

Vi immergo nella vostra realtà, nel vostro limite. L’acqua è simbolo di morte se t’immergi; di vita solo se ne vieni fuori. Io vi tiro fuori, sennò morite.

“Viene dopo di me colui che vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Non in acqua, ma in fuoco. Non in morte, ma in Spirito, che è vita, vita di Dio. Proprio accettando la nostra umanità, ciò che in noi è più umano, il nostro limite, la nostra fragilità: lì incontriamo Dio stesso. Dio non è altro che il compimento della nostra umanità, che è limitata, è coscienza di limite e protesta contro il limite, perché desiderio di infinito. Lì nel tuo limite accogli colui che desideri, incontrerai il Cristo, che ti battezza in Spirito Santo e fuoco.

È Lui che farà il giudizio di Dio, non il Battista. Il giudizio di Dio sarà “ripulire l’aia, raccogliere il grano e bruciar la pula”. La pula non serve, il male nella storia non serve. Brucerà tutto il male, non i cattivi. Noi siamo specialisti nel far fuori i cattivi, che sono sempre gli altri. Dio, invece, muore per tutti i peccatori; Lui non fa fuori nessuno. Fa fuori il male nel suo corpo e tramite il fuoco inestinguibile del suo Amore brucia il male del mondo.

Diamo per scontato che una persona abbia delle qualità, ma evidenziamo i difetti e su quelli ci fermiamo, operazione opposta a quella di Dio che salva il grano e brucia: lascia perdere quelli che sono i difetti.


AUTORE: p. Giovanni Nicoli FONTE SITO WEB CANALE YOUTUBE FACEBOOKINSTAGRAM