Il Cielo passa dalle piccole cose
In questa terza Domenica del Tempo di Avvento, detta della gioia, il Vangelo ci presenta Giovanni Battista come punto di riferimento sia per il popolo che per alcune categorie specifiche. Il Battista viene riconosciuto autorevole e degno di fiducia perché è uno che vive quello che dice e propone agli altri soltanto quello che prima ha fatto lui stesso. Quando si incontrano persone così carismatiche, con una visione chiara della vita e del mondo, è spontaneo chiedergli: «Che cosa dobbiamo fare?».
È una domanda che intercetta il bisogno di tanti che vorrebbero essere utili al cambiamento della situazione in cui vivono, ma non sanno cosa fare. Tanti giovani si sono impantanati in questa domanda, mentre tanti adulti hanno scelto di arrendersi perché “tanto non cambierà mai niente”. In realtà tutti sappiamo che le cose così come stanno, nella nostra vita e nel mondo, non vanno bene ma «che cosa dobbiamo fare?» che è ben diverso dal «cosa possiamo farci?».
Giovanni Battista oggi ci ricorda una realtà fondamentale: se vuoi cambiare il mondo comincia a cambiare te stesso, a partire dall’ordinarietà delle piccole cose. Tutte le risposte che Giovanni dà non sono niente di più o di meno di quello che i suoi interlocutori dovrebbero già sapere e praticare.
Alla folla dice: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto», ricordando che l’equità sociale parte innanzitutto dalla condivisione dei beni, dei propri beni. La carità cristiana non è semplice beneficenza ma stile di vita. È innanzitutto riconoscere l’altro come fratello, senza distinzioni di provenienza geografica, di condizione sociale o di colore della pelle. Non possiamo insegnare e pretendere rispetto dell’uguaglianza se noi per primi non ci adoperiamo affinché tutti possano avere le stesse possibilità che abbiamo avuto noi.
Non si tratta di donare il superfluo, quello che non ci serve più, ma quello che in questo momento serve più all’altro che a me. Innanzitutto noi stessi con il nostro tempo e i nostri talenti che, tante volte, sono più desiderati di tanti pacchi alimentari, abiti o offerte in generale. È nel dono di Gesù che troviamo il senso autentico della condivisione e il mistero del Natale è innanzitutto una lezione di umiltà e gratuità.
Ancora ai pubblicani, che riscuotevano le tasse per conto dell’Impero romano, Giovanni Battista dice: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato» ricordando che l’economia deve sempre essere attenta alle esigenze e alla dignità dell’uomo senza mai invertire i ruoli. Sono i soldi a servizio dell’uomo non l’uomo a servizio dei soldi.
La Dottrina sociale della Chiesa è ancora un’illustre sconosciuta nella vita di molti cristiani e chi si permette di citarla o applicarne i principi nella quotidianità, viene etichettato come uno che fa politica piuttosto che restare in chiesa; come se cristianesimo e servizio al prossimo fossero due realtà distinte. Oggi è proprio il Vangelo a dirci qual è il nostro posto: accanto agli ultimi, sempre.
Infine si presentano i soldati, rappresentanti dell’autorità. A loro il Battista dice: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno» ricordando a chi ha una qualsiasi responsabilità verso gli altri che non è mai lecito spadroneggiare su di loro abusando del proprio potere. Ogni autorità è sempre una forma di servizio e mai di supremazia perché l’altro non ci appartiene, non siamo padroni di nessuno ma siamo tutti servi inutili. Ricordate cosa dirà Gesù a Pilato? «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto». A Natale celebriamo Dio che si fa uomo per ricordarci che l’uomo non può farsi Dio. Diceva Madre Teresa di Calcutta che «c’è chi crede che tutto gli sia dovuto, ma non è dovuto niente a nessuno, le cose si conquistano con dolcezza e umiltà».
L’autorevolezza di Giovanni deriva proprio dalla coscienza che lui ha del fatto di non essere degno neanche di slegare i lacci dei sandali a Colui che viene. Tutto l’agire del Battista è perciò un servizio al ministero di Gesù, nella consapevolezza di essere solo uno strumento per evangelizzare il popolo e prepararlo all’incontro con il Messia. Anche quelli che esercitano una qualsiasi forma di autorità devono sempre mantenersi umili come il Battista, non pensando al tornaconto personale ma impegnandosi a preparare il terreno per qualcosa di più grande e che sia a beneficio di tutti.
Oggi il Vangelo ci dona davvero tanti spunti per riflettere su come ci stiamo preparando al Natale ma, più in generale, su come viviamo la nostra vita da cristiani. Che ognuno di noi sappia rispondere alla domanda «che cosa dobbiamo fare?» con l’autenticità della fede e la coerenza della sua vita a partire dall’agire quotidiano. Natale ci insegna che il Cielo passa dalle piccole cose, piccole e semplici come un bambino che nasce in una mangiatoia.
Fonte: il sito di don Ivan Licinio oppure la sua pagina Facebook oppure il canale Telegram