Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 1 Dicembre 2021

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Gesù va, sale, si ferma. Molti lo seguono, dice il vangelo di Matteo, una folla; e questo termine ritorna ripetuto cinque volte in appena sei versetti. È una folla che non lo lascia, gli si fa intorno e si porta dietro una “sotto-folla” di malati; è la manovra di accerchiamento di un’umanità sofferente. La lista delle infermità non è casuale, richiama la visione profetica di Isaia (il brano che Gesù legge nella sinagoga a Nazareth) e, ancora, quella stessa che utilizza per rispondere al Battista: se i muti parlano, gli storpi sono guariti, gli zoppi camminano e i ciechi vedono, ecco, il regno è arrivato.

Di fronte alle guarigioni scaturisce lo stupore e poi subito la lode: “Lodavano il Dio d’Israele”. La folla vede l’uscita dalle infermità come un segno della benevolenza di Dio: riconoscono che è il Dio della Promessa che si sta manifestando, e la reazione di Gesù non è altro che il riconoscimento di Dio stesso per il suo popolo. Il brano che la liturgia ci propone ha al centro questo reciproco trovarsi e riconoscersi, tra Dio e il suo popolo. Rimane una sproporzione evidente: non hanno capito davvero chi è Gesù, finora gli vanno solo dietro come a uno che risolve problemi, non cercano altro o poco di più; ma lui si accontenta di questo poco e su questo costruisce il dono del pane, il banchetto della vita, il dono di sé.

La compassione è l’attributo di Dio, è ciò che ci fa intravedere Dio nel Samaritano e nel padre misericordioso delle parabole; in questo caso però Gesù stesso la esprime in prima persona: è Gesù, è Dio, che dice “sento compassione”. Gesù dà voce alla compassione di Dio e l’argomenta con discorso da madre: come è possibile che vi lasci andare via e non mi curo di farvi mangiare…
I discepoli intravedono un sogno impossibile e oppongono considerazioni improntate a grande ragionevolezza sul luogo e le quantità, ma il Dio compassionevole non permette che il suo amore venga ridimensionato, e piuttosto abbraccia anche loro dentro il progetto, protagonisti insieme a lui.

Per riflettere

Sette pani: il numero della perfezione e della totalità per Israele. Sette pani: la totalità di ciò che sei, la pienezza di ciò che sai, se messo in gioco, può sfamare l’umanità. Gesù, in questo prossimo Natale, ci svela il volto di un Dio che ci chiede una mano a salvare il mondo. Lo vogliamo davvero un Dio così? (Paolo Curtaz)

Preghiera finale

Tu o Signore, sei il mio pane,
senza di te non posso vivere;
non saprei dove andare senza di te,
non saprei cosa fare e cosa dire, senza di te.
Signore, tu sei il mio nutrimento,
sei la forza per la quale tu mi darai la grazia
di spezzare anche per gli altri questo nutrimento giorno per giorno.
Saremo anche noi il pane del Signore,
pane distribuito,
pane, se il Signore lo vorrà, anche spezzato,
macinato, diventato ostia di umiltà.
(Carlo Maria Martini)