Commento al Vangelo di domenica 13 novembre 2011 – padre Bruno Secondin

In questa 33.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù espone ai discepoli un’altra parabola:

“Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Al suo ritorno, solo i primi due servi mostreranno come hanno fatto fruttare quanto ricevuto, ottenendo la lode e il premio da parte del padrone. Non così il terzo, definito da Gesù “servo malvagio e pigro”.

Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

Scoprire Dio generoso e magnanimo, questo l’insegnamento diretto della Parabola dei talenti affidati ai servi; e non la pretesa fiscale del padrone di avere in cambio una rendita sicura. Agli occhi dell’ultimo servo chi gli ha affidato quel denaro è uno sfruttatore egoista, che guasta la vita con le sue pretese. E per questo non ha trovato di meglio che garantirsi per la restituzione (sotterrando il talento) e togliersi il fastidio. Gli altri due avevano capito e condiviso l’atto di fiducia del padrone, ed erano stati felici di collaborare con lui raddoppiando il piccolo tesoro. La tragica possibilità di un fallimento nel servire il Signore bisogna metterla in conto: e possono essere mille ragioni a provocarlo. Come ci mostra questo servo che mal sopporta l’attesa di un riscontro da parte di chi gli ha affidato quello che per lui poteva essere risorsa adeguata. Non si tratta di trafficare le doti e le risorse in modo nevrotico, con ossessione, o peggio per ambizione. Ma certamente Dio ci chiederà conto se abbiamo apprezzato e reso utile a tanti quello che potevamo fare con le risorse a noi donate, di mente e di opere. Morale della parabola. Non la gretta obbedienza, neppure la paura del rendiconto, neppure la manutenzione sbadata, ma la gratitudine intraprendente per i doni avuti, ci farà entrare nella gioia del Signore. Coraggio, mettiamoci in gioco!

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