AUTORE: don Carlo Pizzocaro
FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€
Se manca il tempo per percorrere tutto lo spazio che ci separa, come potremo mai incontrarci? E, se questo incontro fosse l’occasione di guarigione che tanto aspettavamo, come potremo salvarci?
Il centurione incarna la soluzione: trasforma l’impedimento in occasione, il rantolo in preghiera, il legame in intercessione. Dove il tempo è poco e la distanza è troppa, serve qualcuno disponibile a divenire la soglia per l’incontro.
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<<Una fede così grande>>, dice il Signore, perché solo per la fede nessuno è troppo distante e per nessuno è troppo tar di. La fede si esprime nel linguaggio dell’amore, rivelandosi speranza: <<È lei, quella piccina, che trascina tutto. / Perché la Fede non vede che quello che è. / E lei vede quello che sarà. / La Carità non ama che quello che è. / E lei, lei ama quello che sarà. / Dio ci ha fatto speranza» (Charles Péguy).
Senza speranza, non ci sarebbe Vangelo e la carità rimarrebbe assistenza, mentre la fede si ridurrebbe a antidolorifico: in fin dei conti, la nostra fede su questa terra si chiama speranza, mentre nel cielo sarà celebrata come carità, quella che avremo saputo scrivere, senza cedere alla tentazione di non vedere oltre il velo dello spazio e del tempo. La cura per l’uomo di ogni tempo non è dunque la prestazione, ma la promessa: sono qui oggi, per assicurarti che ci sarà un domani.
La carità accorcia le distanze, che sempre condannano qualcuno a riconoscersi tanto lontano, da risultare estraneo; la speranza ricuce la storia, sempre ferita, a volte squarciata dalla nostra stessa fragilità. Ed è qui, tra le piaghe della fragilità di ciascuno, che la fede proclama nella carità e con speranza il Vangelo: non sei troppo distante, non è troppo tardi!
Il centurione lo sa e ci regala questa certezza da pronunciare come supplica di speranza in ogni Eucaristia, sacramento d’amore: <<ma di’ soltanto una parola, e io sarò salvato. Alla fede basta una parola, purché sia la speranza a pronunciarla con amore.
don Carlo Pizzocaro