Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 28 Novembre 2021

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28 NOVEMBRE – I DOMENICA DI AVVENTO [C]

Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo.

In questo tempo di attesa della venuta del Figlio dell’uomo sulle nubi del cielo, cosa deve fare il discepolo del Signore? Ognuno deve stare attento a se stesso. Deve vigilare. Deve porre ogni attenzione. A che cosa deve stare attento? Deve stare attento a che il suo cuore non si appesantisca in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita. Perché deve stare attento a queste tre cose e non ad altre? Dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita ci fanno distogliere lo guardo dalla verità essenziale, primaria della nostra vita: il cammino verso il regno dei cieli. Una volta che non si guarda più verso il regno dei cieli da raggiungere, quando non si è più pellegrini verso l’eternità, il deserto di questo mondo diventa un’oasi piacevole e quindi si cerca ogni conforto per stare bene in essa. Una volta che non si cammina più verso l’eternità, la terra diviene la nostra casa eterna. Divenuta la nostra casa eterna, ci si accomoda in essa e in essa si pensa di rimanere in eterno. Per abitare la casa della terra l’uomo si abbandona ad ogni vizio, ogni peccato, ogni trasgressione della legge morale, ad ogni nefandezza. Per abitare nella casa della terra l’uomo consegna la sua esistenza al diavolo.

Quando dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita si impossessano del cuore, tutte le cose dello spirito perdono il loro valore e a poco a poco si tralasciano. Non si prega più. Non si frequenta più la Chiesa. Non ci si forma più nelle cose di Dio. Prima si cade nel peccato veniale. Poi in qualche peccato mortale. Alla fine ci si abbandona totalmente al vizio e al peccato, fino a perdere del tutto il senso del peccato. Quando questo accade tutto diviene lecito, tutto normale, tutto vero, tutto umano, tutto giusto. Anzi se qualcuno dovesse parlare di peccato e di legge morale, ci si meraviglia, si rimane come stupiti. La salvezza è affidata alla responsabilità della singola persona. Ogni singolo discepolo di Gesù, contro tutti e contro tutto, deve sempre vigilare, sempre stare attento, sempre porre ogni attenzione a che il suo cuore non si appesantisca. Se si appesantisce, non potrà più camminare. Per camminare bisogna essere agili, snelli, svelti. E chi è pesante nel cuore di sicuro non è né agile, né snello, né svelto. La morte viene sempre all’improvviso. Nessuno sa quando. Nessuno neanche se lo può immaginare il giorno della sua morte.

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Come  gli uccelli svolazzano per la campagna e ognuno si sente al sicuro circa la sua vita, ma poi all’improvviso si abbatte sopra di loro il laccio teso dal cacciatore e la loro libertà finisce ed anche la loro vita, così è dell’uomo che vive sulla terra. Il laccio della morte si abbatterà sopra ogni uomo quando uno neanche immagina che questo possa accadere. La morte si abbatterà e ci porterà nell’eternità così come essa ci trova: giusti o ingiusti, santi o peccatori, preparati o impreparati, nella santità o nel grande peccato. Oggi questo Vangelo è annullato da una teologia sgangherata che afferma che non c’è alcuna giustizia in Dio e che tutto è in Lui perdono e misericordia. Questa teologia insegna che l’inferno è vuoto. Se tutto questo è vero, falsa è la Parola di Gesù, il suo Vangelo. Se invece è vero il Vangelo, vera la Parola di Gesù, di certo è falso ogni insegnamento di questa teologia. Solo la Parola di Dio è purissima verità.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 21,25-28.34-36

Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Ad ognuno la scelta di credere nel pensiero della teologia sgangherata o nel pensiero e nella Parola di Cristo Gesù. Io ho scelto di credere nella Parola di Cristo Gesù, perché solo Lui è disceso dal Cielo per me. Solo Lui è salito sulla croce per me. Solo Lui ha parole di vita eterna. Ognuno deve avere la forza di fare come ha fatto Giosuè, ricordando al suo popolo la “libertà” di credere alla falsità o alla verità, ma annunziando allo stesso suo popolo che lui e la sua famiglia hanno scelto di credere nella verità del Dio la cui Parola fino a questo momento si è sempre realizzata.

Se non ci fosse il giudizio con il doppio sbocco del Paradiso e dell’inferno eterno, vegliare in ogni momento pregando, sarebbe cosa oltremodo inutile. A che serve vegliare se poi per chi veglia e per chi non veglia si godono gli stessi frutti di vita eterna? Veramente a nulla. Sarebbe come in certe scuole nelle quali tutti vengono promossi. È promosso chi ha studiato e chi non ha studiato, il meritevole e chi proprio non merita niente. Cosa ha prodotto l’unicità del giudizio? L’abbassamento dell’impegno, del sacrificio. Basta una raccomandazione, una minaccia, una denuncia e la promozione è assicurata. Allora a che serve studiare, sacrificarsi? A nulla. Il risultato è lo stesso. Questo gravissimo errore, o peccato, commesso dall’uomo, ha fatto sì e fa sì che il mondo giovanile abbia perso il significato stesso dello studio, della scienza, della sapienza acquisita. È bastato abolire il doppio giudizio di merito e di demerito, per trovarci in un mondo senza più controllo. Di tutto questo sfacelo buona parte di responsabilità è dei genitori, buoni coltivatori dell’ignoranza e dell’indisciplina dei propri figli. La teologia sgangherata ha prodotto un calo abissale nella morale. La coscienza da timorata è divenuta lassa. Dall’essere dalla Legge di Dio ognuno si è fatto legge a se stesso.

I disastri morali e spirituali, fisici e di civiltà, sono sotto gli occhi di tutti e tuttavia questa teologia sgangherata continua a sostenere l’abolizione del doppio giudizio di Dio: giudizio di merito e di premio, giudizio di demerito e di condanna eterna. Tanta cecità può essere frutto solo del peccato che ormai ha conquistato il cuore e lo tiene prigioniero delle sue tenebre. Dove c’è un errore di verità lì c’è sempre un errore morale alle spalle, segreto, nascosto.   Dove parla il peccato, lì viene insegnata solo la falsità e la menzogna su Dio e sull’uomo. Cosa sta per accadere e a cosa dobbiamo sfuggire? Non certo alla morte. Questa verrà e nessuno la potrà sfuggire. Quando essa viene è già venuta. Ciò che invece dobbiamo sfuggire è la condanna alla perdizione eterna.

Per questo compariremo davanti al Figlio dell’uomo: per essere giudicati in tutte le nostre opere. Vegliando e pregando in ogni momento si riceve da Dio la forza di superare ogni tentazione, di obbedire al Comando del Signore, di vivere nella sua santa Legge, di camminare nella giustizia e nella verità della sua volontà. Così agendo ed operando, il giudizio per noi sarà favorevole. Sarà di accoglienza nel regno eterno di Dio. Se però questa verità del duplice esito del giudizio: di condanna o di acclamazione, non si radica nel nostro cuore, tutto sarà inutile. Inutile sarà la pastorale, inutile la liturgia, inutile la preghiera, inutile la santità della vita, inutile l’osservanza della Legge del Signore. Poco può l’insegnamento ufficiale della Chiesa. L’altro insegnamento, quello falso e bugiardo sta seducendo il mondo. Ormai è pensiero unanime: dopo la morte per tutti è riservato il Paradiso di gloria. Questa è la credenza comune per quasi tutti i cristiani. Il Vangelo e questa credenza ormai generalizzata sono distanti l’uno dall’altra come la luce e le tenebre, il giorno e la notte. Quando ci convinceremo di questo abisso infinito, i danni che la falsa credenza ha generato nei cuori saranno veramente irreparabili. Il Signore ci aiuti a convincerci oggi – siamo ancora in tempo e non domani quando ormai sarà troppo tardi – della gravità di questa falsa credenza. Ne va la salvezza dell’intera umanità. La Madre nostra celeste ci aiuti. Vogliamo credere in ogni Parola di Gesù.

Fonte@MonsDiBruno

Nota: Questo commento al Vangelo è gratuito pertanto l’autore non autorizza un fine diverso dalla gratuità.