AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva – ABBONATI A 12 MESI (12 NUMERI) A 34,90€
“State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra”.
Il livello di ansia che suscita questo Vangelo supera i limiti consentiti, ma solo perché quando pensiamo alla parola fine ci viene subito in mente la morte. E se invece la parola fine fosse legata non semplicemente alla morte o alla fine del mondo, ma alla fine di qualcosa che stiamo vivendo?
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Se riformulassimo questo Vangelo in una maniera diversa potremmo dire: attento a non appesantirti il cuore o a vivere superficialmente perché quando meno te l’aspetti ti ritrovi un matrimonio finito e dei figli che ti odiano. Cosa sta dicendo di così terrificante un Vangelo così? Sta dicendo solo la nuda e cruda verità.
Certe volte la vita ci riserva dei ceffoni che arrivano all’improvviso ma solo come conseguenza di una vita vissuta in strafottenza. Se è vero per un matrimonio, o un’amicizia, ciò è vero anche nel nostro rapporto con Dio e nel nostro rapporto con la fine di tutta la storia. Se hai vigilato nel vivere una vita piena allora non avere paura della tua fine, perché non ti sorprenderà, semplicemente accadrà, non come distruzione, ma come compimento, perché il Signore ci ha insegnato che la fine di qualcosa è sempre mescolata con un inizio nuovo. Per un cristiano la fine non è mai semplicemente fine.
Ma la fine invece diventa un argomento serio quando i cambiamenti ci trovano impreparati. La vigilanza a cui ci richiama il Vangelo non è vivere sulla difensiva come se dovesse accaderci sempre qualcosa di brutto. Ma la vigilanza è: non perdersi un solo frammento di vita perché prezioso, unico, irripetibile. E la sua unicità, la sua irripetibilità è data dal fatto che potrebbe essere l’ultimo. Ma è la memoria della vita eterna che dà valore a ciò che finisce.
Andiamo incontro alla fine perché sappiamo esserci una vita, non il nulla.